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Alison Crockett

Alison Crockett

Un’altra perla dal sottobosco soul USA: Alison Crockett.

Non c’è proprio niente da fare: musicalmente gli Stati Uniti sono, ancora oggi, una vera e propria miniera d’oro, avanti anni luce rispetto al resto del mondo. Jazz, funk, soul, r&b, gospel, hip hop, rock, pop: cercate e troverete; c’è un vero e proprio esercito di artisti eccezionali che non aspettano altro che essere scoperti e ascoltati. Uno di questi ha le sembianze di una piccola donna dalla folta chioma afro e dalla voce da diva soul. Il suo nome è Alison Crockett.

Nata a Washington (il quando sembra volerlo maliziosamente nascondere), capisce molto presto che la sua vita sarà la musica. Pur avendo fatto strada come vocalist, il suo primo approccio fu diretto al pianoforte: “Era come se mi avesse chiamato a sé; ancora oggi mi sento come una pianista che canta”. Probabilmente lo studio dello strumento la aiutó parecchio a modellare e far crescere il dono vocale che già possedeva. Negli anni della High School, infatti, vinceva regolarmente concorsi di canto: divenne chiaro a tutti che quella straordinaria voce fosse un vero e proprio dono. Spinta da questa consapevolezza, continuò il suo percorso musicale alle prestigiose Temple University di Philadelphia e Manhattan University of Music di New York.

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Una volta laureata, Alison si stabilì a Philadelphia. Proprio a Philadelphia incontrò il celebre produttore King Britt (Digable Planet), il quale la scelse come vocalist per cinque tracce di “When the Funk Hits the Fan”, album del progetto di King Britt chiamato Sylk 130. Ms. Diva Blue (così Britt l’aveva ribattezzata) si ritrovò quindi in tour con il produttore di Philadelphia, con l’opportunità di far conoscere al grande pubblico la propria voce.
Una volta terminato il suo primo tour, avendo ormai acquisito una certa notorietà, Alison decise di trasferirsi a Brooklyn per mettersi alla prova nella vastissima e ricchissima scena musicale newyorchese come vocalist della band del pianista jazz/hip hop Greg Osby. Proprio New York sarà teatro di un altro incontro fondamentale per Alison: Geoff Wilkenson, fondatore della storica band acid jazz/hip hop Us3, propose alla cantante di diventare lead vocalist del gruppo. Manco a dirlo, Alison accettò e volò poco dopo in Inghilterra per registrare “An Ordinary Day in an Unusual Place”. Il primo singolo dell’album, “Get Out”, balzò subito in top10, e con i primi successi arrivò per Alison anche il primo tour mondiale che la portò sui palchi di Europa, Giappone e Stati Uniti.
Nonostante i numerosi impegni come vocalist di gruppi e progetti non suoi, Alison non smette mai di scrivere e creare. Solo nel 2001, però, riesce a pubblicare il suo primo lavoro sotto lo pseudonimo di Blue Diva, un EP di quattro tracce intitolato “Azure”. Forte di una discreta risposta del pubblico, soprattutto in Europa, Alison torna in studio per registrare il suo primo LP, “On Becoming a Woman” (2004). Anche questo album ottiene un buon successo europeo, spinto soprattutto dall’onnipresente Gilles Peterson, guru inglese in materia di black music e apprezzato speaker della BBC Radio.
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Sì, tecnicamente quello di cui parliamo è il primo vero LP di Alison da solista; ma, almeno dal mio punto di vista, mai avrei potuto pensare, se avessi ascoltato l’album senza conoscere l’artista, che sarebbe potuto essere un “rookie album”. La maturità e la ricercatezza stilistica del disco infatti non sono ai livelli che ci si aspetterebbe da una solista esordiente. Soul, jazz, musica elettronica, fusion, funk e r&b padroneggiati con naturalezza e stile incredibili. In fondo, però, forse tutta questa bravura apparentemente precoce non deve poi stupire così tanto, se si guarda alla lunga gavetta della cantante di Washington: un perfetto esempio di come non basti possedere talento, dote poco utile quando non è coadiuvata dal lavoro e dai sacrifici.
Dopo un album di soli remix di “On Becoming a Woman”, datato 2006, Alison pubblica altri due LP, “Bare” (2007) e “Mommy, What’s a Depression?” (2012), altre due autentiche gemme nel folto sottobosco musicale americano. Nel frattempo diventa madre di due bambini e si dedica all’insegnamento del canto, facendo così dono della sua vasta esperienza a decine di ragazzi e ragazze, e alla politica.
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Di storie come quella di Alison ce ne sono, ce ne sono state e ce ne saranno tantissime. C’è stato e ci sarà chi avuto o avrà più fortuna, come chi ne ha avuta e ne avrà di meno; chi magari diventerà famoso e chi finirà per fare tutt’altro. Ma c’è una cosa che accomuna queste storie e che ritroviamo ovviamente in quella di Alison: il coraggio. Il coraggio di provare ad essere artisti, di uscire dalla propria “comfort-zone”, di fare sacrifici enormi, di essere vittima di pregiudizi, di mettersi costantemente a nudo di fronte agli altri, di trasferirsi lontano da dove si è nati, di tenere duro quando ogni cosa sembra andare male… Insomma, il coraggio di provarci senza essere sicuri di riuscire:
“La perseveranza è l’unica via per farcela nel mondo della musica. Corri dietro a ciò che desideri e persisti. Non c’è un consiglio specifico che posso dare, anche se vorrei tanto farlo. Insegui i tuoi sogni e goditi la vita”. (Alison Crockett)*
 
*https://soulismsofficialblog.wordpress.com/2007/10/18/alison-crockett-interview/

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