Orchidee, l’ultimo disco di Ghemon, ci ha colpiti. Così siamo andati a vederlo dal vivo.
Sarà che il Biko è già di per sè un posto che ti coinvolge, tipo che anche se tu fossi nel punto possibilmente più lontano dal palco, saresti comunque praticamente in braccio ai musicisti… sarà che Ghemon è uno che non se la tira e con quell’aria da bravo ragazzo potrebbe dire quasi qualunque cosa… aggiungi che il cento per cento dei presenti sembra conoscere i suoi pezzi a memoria… il totale fa un bel contesto per un bel concerto. Ci piace. Non solo per il rap, nel quale il Nostro trovava forse inizialmente una definizione, ma anche, forse soprattutto, per la musica, gli arrangiamenti, le sonorità, le contaminazioni.
La parte che “ci piace” di più, in realtà è proprio quella che riguarda la musica, la musica suonata, le origini più che la commercialità. Insomma di rapper incazzati ne abbiamo sentiti tanti, ne sentiamo e ne vediamo. Tatuati, armati, trasgressivi e pronti per il mercato globale. Poi eccoti lui, che parla ai giovani senza lasciare indietro niente, dai “pomeriggi svogliati” senza “un cazzo da fare”, ai riferimenti ai periodi difficili superati come una carpa che “è diventata un drago”, ma con un supporto musicale che non ha niente a che vedere con gli altri protagonisti dello stesso panorama di genere.
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Nei pezzi semi-improvvisati dal vivo, poi, è la musica a mettersi in luce, suonata bene e sorprendentemente compatibile con le rime e con il canto. Una qualità diversa, riferimenti ad una cultura musicale che si spera possa avvicinare i più giovani all’ascolto di pezzi funk, soul e jazz, e per contro possa magari portare i meno giovani ad ascoltare e ballare questo genere sempre, piacevolmente in evoluzione.
Maddalena Mascherpa.
Grazie ad Anna Noemi per il video.