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Terry Callier

Terry Callier

L’incredibile storia di Terry Callier.

La storia che leggerete oggi sul nostro blog ha davvero dell’incredibile, tanto che se non fossi certo della sua veridicità, potrei pensare che sia stata scritta a tavolino per un musical di Brodway o un film hollywoodiano. Il protagonista è un piccolo grande cantante e chitarrista afroamericano: Terry Callier.
Terry Orlando Callier nasce a Chicago nel 1945. Da ragazzo impara a suonare il pianoforte e canta in un gruppo doo-wop; tra le sue amicizie figura un certo Curtis Mayfield, che successivamente farà un discreto successo come cantante soul. Terry però non vuole diventare un soulman, o per lo meno non solo un soulman; trasferitosi a New York, infatti, comincia a frequentare il Village e conosce mostri sacri del folk rock come Bob Dylan, Fred Neil e David Crosby, tra gli altri. Non è un caso che il suo primo album si intitoli “The New Folk Sound of Terry Callier” (1968, Prestige Records). Già dal suo primo disco Terry riesce a far incontrare generi apparentemente distanti come il soul e il folk in maniera assolutamente naturale, aiutato da un’ottima tecnica chitarrista e da una voce morbida e calda. Questa sua ricerca sonora sarà una costante nei successivi dischi, pubblicati per la Cadet tra il ’72 ed il ’74, e raggiungerà il suo picco massimo con “What Color Is Love”, una vera e propria pietra miliare della musica degli anni ’70.
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Purtroppo le straordinarie opere di questo musicista, pur venendo molto lodate dalla critica musicale, vengono snobbate dal grande pubblico. Dopo un breve e fallimentare periodo all’Elektra  Terry decide di ritirarsi, e una volta ottenuta la custodia della figlia dodicenne, chiude le porte alla musica. Comincia a studiare programmazione informatica e viene successivamente assunto alla University of Chicago.  Nel frattempo, non contento, frequenta dei corsi serali con lo scopo di laurearsi in sociologia, riuscendoci dopo la metà degli anni ’80.
La vita di Callier sembra essersi avviata verso una sorta di grigia normalità: laureato, con un lavoro fisso e una figlia da crescere. Nessuno sa e nemmeno sospetta del suo passato sui palchi di mezza America e dei dischi da lui pubblicati. Un giorno, però, succede qualcosa d’imprevedibile. Eddie Pillar, capo della Acid Jazz Records, vuole ripubblicare un vecchio e poco conosciuto singolo di Terry. Pillar riesce ad essere a tal punto convincente da far prendere un aereo al cantante alla volta della Gran Bretagna. Si compie così il ritorno sulle scene di Terry Callier.
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Dal 1991 il nostro comincia a sfruttare le ferie per suonare ai concerti. Verso la fine degli anni ’90 ritorna anche in studio, prima collaborando ad un EP di Beth Orton, poi pubblicando l’album “Timepeace” (1998). E qui succede qualcosa che ritengo ai limiti della follia, un avvenimento che mi ha fatto molto riflettere e che faccio ancora parecchia fatica a comprendere; un fatto che, se su un piano meramente pratico non avrà sicuramente avuto ripercussioni sul cantante, sono certo che dal punto di vista morale e psicologico possa essere stato per lui un colpo durissimo.
Immedesimatevi per un attimo in quest’uomo, il quale aveva prodotto opere meravigliose ottenendo più fallimenti che successi, trovandosi quasi costretto a ritirarsi ad una vita di sacrifici probabilmente diversa da quella che aveva sognato e che aveva vissuto per qualche tempo; immaginate i pensieri presenti nella mente di un uomo che si ritrova una figlia adolescente da crescere, obbligato a lavorare la mattina e studiare la sera per poter garantire un futuro a lei e a se stesso; pensate ora di riuscire a laurearvi, di riuscire a mantenere il vostro lavoro, e addirittura di tornare saltuariamente a suonare, utilizzando le ferie per farlo, riuscendo così a tenere separati due ambiti in modo che uno non risenta dell’altro e viceversa. Infine, immaginate di continuare così per anni, sempre all’oscuro di colleghi e superiori, e riuscire addirittura a produrre un disco premiato dalle Nazioni Unite come “Migliore Impresa Artistica che contribuisce alla Pace nel Mondo”.
Callier venne licenziato in tronco dopo che sul posto di lavoro si seppe della sua seconda carriera da musicista. Non sappiamo quali ripercussioni ebbe questo avvenimento sulla vita dell’artista, ma penso che chi legge concorderà con me sull’assurdità di alcuni perversi meccanismi che esistevano e purtroppo esistono tutt’oggi nella nostra società.
Terry, comunque, non si perde d’animo, e si tuffa con ancora più verve nella sua seconda vita da musicista. Tra il 1999 e il 2004 pubblica quattro album, una versione di “Satin Doll” di Duke Ellington, inserita nella compilation “Red Hot+Indigo”, i cui proventi andarono ad associazioni impegnate nella lotta all’AIDS e il brano “Lament for the Late A.D.”, dedicato ad Amadou Diallo, giovane afroamericano ucciso in circostanze controverse da quattro poliziotti del NYPD. Nel 2009 pubblica il suo ultimo album, “Hidden Conversation” (Bongo Records), il quale vede anche la partecipazione dei Massive Attack.
Purtroppo il destino non dà tregua a Terry. Quest’uomo, infatti, viene a mancare il 28 ottobre del 2012 a causa di un male incurabile. Una vita dura, fatta di lotte, di sconfitte… ma tante conquiste.
Michele Capasso

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