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Tre Anni Senza Prince - Musicology

Tre anni senza Prince – Musicology

Come sono stati tre anni senza Prince?

Era la mattina del 21 Aprile 2016 quando ci lasciò il mitico Prince, uno degli artisti più geniali e innovativi della musica internazionale degli ultimi 40 anni. Il triste evento avvenne nell’ascensore della sua residenza studio al Paisley Park, alle porte di Minneapolis. La causa fu overdose accidentale di Fentanyl, un potente antidolorifico utilizzato per i dolori neoplastici. In quell’annata gli album del Folletto  divennero tra i  più venduti negli USA.

Leggi anche: “The Beautiful Ones” in uscita quest’anno.
Ci va di ricordarlo con uno dei suoi dischi più belli degli anni ‘2000, “Musicology”(2004), recentemente ristampato insieme a “3121”(2006) e “Planet Earth”(2007). Prima di quest’opera il nostro caro Folletto aveva pubblicato due lavori interessanti ma purtroppo passati inosservati. Uno era “The Rainbow Children”(2001), di impronta jazzata e testimonianza della sua conversione ai Testimoni di Geova, l’altro era “N.E.W.S”(2002), lavoro funk-fusion interamente strumentale contenente 4 pezzi dalla durata di quasi 15 minuti ciascuno.

“Musicology” ci mostra un Prince ancora più in forma che mai con 12 brani variegati e magistralmente arrangiati. Spiccano pezzi come la title-track, “Illusion, Coma & Circumstance” e “Life O’ The Party”, canzoni nel suo classico stile funky, sound che da anni lui ha sempre proposto con il pilota automatico.
Degne di nota anche la ballata dannatamente soul “Call My Name”, con la partecipazione di Stokely Williams dei Mint Condition ai cori, e “What Do U Want Me 2 Do”, brano che ci rimanda al suo periodo d’oro anni ’80 per via dell’efficace groove della drum-machine Linn, suo storico marchio di fabbrica. Non possono passare inosservati il blues retrò di “On The Couch” e la conscious “Dear Mr.Man”, pezzo di protesta dedicato all’allora presidente USA Bush e dal notevole arrangiamento degno del mitico D’Angelo, artista che al Folletto deve molto.

Il resto si avvale di pregevoli brani pop e rock a sottolineare come Prince sia sempre stato in grado di spaziare e di reinventarsi di volta in volta mantenendo  allo stesso tempo uno stile inconfondibile. Nonostante a più riprese suoni tutti gli strumenti (prassi che ha sempre adottato sin dagli esordi), non mancano musicisti straordinari come il compianto batterista John Blackwell, l’impeccabile sassofonista olandese Candy Dulfer, la storica Sheila E (“Dear Mr.Man) e il pianista Renato Neto, che offrono al disco un importante contributo.

La mancanza di Prince si sente molto nella musica di oggi, lui sicuramente avrebbe ancora continuato a deliziarci con tante belle opere vista la sua inesauribile creatività. Ma è come se fosse sempre tra noi con le sue eccentricità, la sua genialità, la sua continua voglia di sperimentare. La sua arte ha fatto, fa e continua a fare scuola tra gli artisti soul, R&B e di tutta la musica pop e rock, grazie a una discografia sterminata (contando anche i lavori rilasciati solo via Internet) e al suo essersi sempre rimesso in gioco di volta in volta anticipando stili e tendenze, fedele alla tradizione soul-funky ma sempre proiettato nel futuro.

Francesco Favano

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