Back in The Days ci porta a “Bravebird” il secondo album di Amel Larrieux uscito nel 2004
Dopo l’esperienza con il beatmaker Bryce Wilson nei Groove Theory, e dopo aver inciso con gli Sweetback (musicisti di Sade) il pezzo “You Will Rise” e il brillante album solista “Infinite Possibilities”(2000), Amel Eliza Stowell, in arte Amel Larrieux (cognome d’arte mutuato dal marito Laru), scelse la strada dell’indipendenza artistica dando alle stampe, nel 2004, il secondo lavoro “Bravebird”, per l’etichetta Blisslife, da lei fondata con il marito. Il lavoro brilla per l’ottima miscela di neo-soul, funk, R&B, echi di world-music, jazz e folk, oltre che per le ottime capacità liriche di Amel, voce che a tratti rimanda a Minnie Riperton, grazie all’ottimo utilizzo del registro flautato, adoperato in maniera mai ridondante e al servizio delle emozioni e dei sentimenti cantati nei pezzi.
Musicalmente il lavoro può fare la gioia di chi ama artiste come Meshell Ndegeocello, Erykah Badu e la Sade delle produzioni più recenti, grazie a brani come il singolo “For Real”, caratterizzato da atmosfere vellutate con dolci e celestiali noti pianistiche e alla voce da usignolo di Amel, oppure la title-track, pezzo che è un inno alla voglia di riscatto femminile, ispirato a una storia di una ragazza vittima di mutilazioni genitali. L’autodeterminazione e la voglia di andare avanti tenacemente contro le negatività della vita vengono espresse in “All I Got”, degno di menzione anche l’altro singolo estratto, “We Can Be New”, carezzevole e soulful. L’afro-funk di “Congo”, oltre ad essere un inno alla Congo Square di New Orleans (luogo importante per lo sviluppo artistico della black-music), si fa apprezzare per il suo groove morbido e incalzante, ottimi wha-wha chitarristici e vocalizzi africaneggianti, più jazz-oriented è invece “Say You Want It All”, resa briosa e irresistibile da ottimi fiati. “Bravebird” segna un nuovo percorso per Amel Larrieux, un percorso che porta il neo-soul verso suoni e atmosfere inedite, forte anche della sua variegatezza sonora che lo rende allo stesso tempo omogeneo e ben messo a fuoco. A tutto ciò si aggiungono le doti vocali della cantante newyorchese e le tematiche raccontate, che esplorano oltre, che la vita sentimentale, anche problematiche conscious, critica verso la società attuale, voglia di emancipazione e libertà. Tutto rifuggendo da sterile retorica, perchè a farla da padrona è una musica genuina che evita le produzioni patinate e i sentimentalismi fini a loro stessi.
La discografia di Amel Larrieux, pur essendo scarna, si contraddistingue per la sua qualità artistica, frutto della voglia di indipendenza sua e della squadra attorno a lei, non dimentica la tradizione delle grandi voci soul del passato, ma allo stesso tempo suona fresca e contemporanea, anche oggi a distanza di 20 anni. Mai forse troppo celebrata, la vocalist newyorchese fa parte di quegli artisti che lavorano da veri outsider e che, pur non avendo avuto le giuste spinte mediatiche, hanno saputo offrire un valore aggiunto alla discografia black contemporanea, rifiutando suoni e produzioni più a la page a favore di uno stile personale, coerente ai principi dell’arte e attento alla ricerca stilistica. “Bravebird”, insieme al precedente “Infinite Possibilities”, è un’ottima occasione per riscoprire le grandi doti artistiche di Amel Larrieux, anche se non sono da meno i successivi lavori (di cui uno dedicato a standard jazz),per via della loro “semplice sofisticatezza”, che li rende appetibili a chi a voglia di qualcosa che eviti la banalità.
Francesco Favano