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August Greene

AUGUST GREENE – Gli appunti di The Soul Haven

August Greene è il gruppo formato da Common, Robert Glasper e Karriem Riggins.
Detta così fa già un certo effetto. Se poi si va ad approfondire il significato di questo progetto, credo che qualsiasi dubbio possa essere spazzato via da questa pillola “live” al Tiny Desk Concert

Alcuni fatti:
l’idea del trio nasce nel 2016 alla Casa Bianca dove viene eseguita per la prima volta “Letter To The Free”, una composizione per ’13th’ il documentario Netflix di Ava DuVernay che attraverso le parole di studiosi, attivisti e politici analizza la criminalizzazione degli afroamericani e il boom delle incarcerazioni negli Stati Uniti.
Inserita nel più recente album di Common, la traccia vince un Emmy.
Per August Greene significa una cosa, semplice: l’evoluzione della musica black attraverso jazz, R&B e hiphop è il presente. Il canone da sviluppare è quello dello stato degli afroamericani.
Volendola vedere dalla prospettiva di Common, August Greene è in pratica una chiusura del cerchio iniziato negli anni delle produzioni di NO I.D. giù fino alle collaborazioni con J Dilla per ‘The Light’ (e i Soulquarian) giù fino a ‘Be’, il suo lavoro che era affiliato a Kanye West.
Succede che nel progetto viene coinvolta anche Brandy, nella cover dei Sounds Of Blackness (anno 1991) ‘Optimistic’ e che August Greene venga anticipato anche da ‘Black Kennedy’. Traccia, questa, dove tutto il talento percussivo di Karriem Riggins viene posto in luce.
C’è molto altro, in August Greene. Come ad esempio il gancio a ‘Bag Lady’ di Erykah Badu presente in “Fly Away” (‘Bag lady I’m the bellman’, dice Common) che è dedicata a personaggi quali Traji P Henson, Serena Williams e la stessa Badu.
Fuori dagli schemi lo zenit del disco appare in forma di interludio, una base di piano e sopra la voce di Common:

I met a little boy, he asked, “Where are we now?”
I met a little girl she asked if I was proud
Of what I had become and what the world would allow
I might put a fight but yet in still I’m losing ground
If a tree falls in the forest and no one hears a sound
Did it ever really happen at all? Did it ever really happen at all?

Non c’è risposta da parte di August Greene.
La considerazione a margine è che un disco come questo non sarebbe nemmeno stato immaginato senza la figura storica di Barack Obama. Ed è già così tanta roba.
Per coloro che hanno sempre una notifica attivata quando il mondo della musica lascia trasparire le trame sfilacciate di una jam resta la conclusiva ‘Swisha Suite’.
Per tutti gli altri i precedenti quaranta minuti sono l’ingresso nel mondo di tre talenti che fortuna nostra fanno parte del presente.
August Greene è disponibile soltanto su Amazon, a questo indirizzo.

https://youtu.be/8jUmER_WcQM

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