Bombolette Spray Hip Hop e Ambiente

Bombolette Spray, Hip Hop e ambiente

Hip hop e bombolette spray: un binomio che va avanti da cinquant’anni. Che impatto ambientale hanno avuto in passato e cosa è cambiato oggi?

L’Hip Hop inquina? Dipende.
C’è stato certamente un tempo in cui i writers hanno espresso le proprie idee di ribellione firmando migliaia di muri variopinti ma anche il buco nell’ozono. Colpa degli strumenti che la ricerca ha messo sul mercato in una stagione dell’umanità in cui la coscienza ecologista non si era ancora dotata della voce che si è andata ingrossando nell’ultimo ventennio. Oggi non è più così per due motivi: le armi trasportate negli zaini – bombolette spray dai mille colori – hanno subìto una totale revisione da parte dell’industria chimica e gli stessi artisti hanno cominciato a farsi portavoce della difesa dell’ambiente. Tuttavia, perché si possa parlare di completa inversione di rotta, manca ancora un elemento: la cultura collettiva del corretto smaltimento dei rifiuti. Ma andiamo con ordine.

Un po’ di storia

L’origine del termine “graffiti” affonda nella preistoria. Parliamo del bisogno ancestrale dell’uomo di comunicare che l’ha spinto nel corso dei secoli ad affinare le proprie tecniche sull’onda di una costante creatività. La fantasia dell’Homo sapiens l’aveva portato a utilizzare le superficie rocciose, soprattutto di grotte e caverne, per rispondere a questo bisogno. Spinto dalla necessità che produce le virtù, ha cominciato a trasformare materiali acuminati per incidere i suoi messaggi. Nel tempo, i progressi delle civiltà non hanno mai più fatto a meno di questa forma di espressione che si è evoluta in complessità ed efficacia. 

Facendo un balzo temporale di qualche migliaio di anni in avanti atterriamo negli Stati Uniti della fine degli anni ’60 del novecento. È l’epoca del “graffitismo”. Prima a Philadelphia e successivamente a New York, città cosmopolita in perenne mutamento socio-culturale, il movimento cresce sull’onda della ribellione sociale e politica. Ne sono protagonisti i “writers”: artisti, ma soprattutto abitanti delle strade che hanno diffuso la propria cultura animati da un profondo senso di appartenenza e da uno spirito di devozione assoluta ai suoi principi. Il ‘graffissimo’ diventa così una delle espressioni dell’Hip Hop, un movimento variegato che ha all’origine tanta musica di cui spesso parliamo su questo blog.
bombolette spray

Ad ogni epoca i suoi strumenti.

Esattamente come accaduto all’Homo Sapiens, i primi Writers usavano quello che avevano a disposizione. Fino alla fine degli anni ’80 (1989, per l’esattezza), il mercato distribuiva spray (di qualsiasi genere, non solo le vernici) contenente un gas chiamato freon, più precisamente CFC o clorofluorocarburi, ritenuto responsabile del famoso buco nell’ozono. È questo il periodo in cui l’impatto ambientale della protesta e dell’espressione delle idee Hip Hop ha fatto registrare il peggio. Dal 2016 i CFC sono stati completamente eliminati da tutti i prodotti, sebbene la Cina Orientale ancora oggi, sin dal boom economico della grande potenza asiatica, li utilizzi per costruire impianti refrigeranti e isolanti per muri di abitazioni. Dalla messa al bando di questo gas mefitico, per la parte gassosa degli spray tuttora si utilizzano per lo più gas propano o isobutano, che, sebbene derivati dal petrolio, non sono considerati dannosi in quanto hanno un bassissimo GWP (Global Warming Potential, Potenziale di Riscaldamento Globale).
Oggi il vocabolario degli spray è completamente cambiato e le grandi industrie si sono attrezzate con campagne di comunicazione globali per ripulirli dalla loro fama di nocività. Si parla allora di dispositivi aerosol che mantengono la tecnologia delle bombolette – un’invenzione straordinaria nata 81 anni fa in Norvegia che unisce VELOCITÀ (il getto continuo nell’esecuzione) e PRATICITÀ (pronta all’uso da subito) -, rinnovandosi però nel contenuto e nel contenitore. Dopo l’impegno all’eliminazione dei CFC, infatti, ci si è concentrati sull’involucro trovando nel metallo l’imballaggio ideale. Risolto tutto? Non ancora.

L’evoluzione del messaggio (e del messaggero)

Negli ultimi 15 anni i writers hanno goduto di un restyling dell’immagine professionale. Era il 2006 quando una mostra collettiva organizzata al Pac di Milano, Street Art Sweet Art, ha offerto una nuova interpretazione del movimento, seminando per la futura percezione collettiva di chi si esprime attraverso il graffitismo. Il fenomeno Banksy ha definitivamente chiuso un’epoca, trasformando il disordinato “bombardamento” di sigle e firme in pensiero critico. È in quest’ottica che molti artisti hanno cominciato a farsi portavoce di messaggi civili (e civilizzanti), tra i quali ha trovato spazio anche la cura e l’attenzione per l’ambiente. Si parla oggi di Street Art Ecologica: molti esponenti della nuova corrente artistica urbana derivata dal writing hanno deciso di utilizzare il mezzo dell’arte murale per la sensibilizzazione sui temi legati all’inquinamento e al Global Warming. Per farlo dipingono con prodotti studiati per avere il minor impatto ambientale possibile e, in alcuni casi, efficaci nell’eliminazione dei batteri, nella riduzione di inquinanti come NOx, SOx, NH3, CO e nell’abbassamento della temperatura superficiale.

L’ultimo passo

Dagli esordi del graffitismo Hip Hop alla nuova frontiera del writing di sensibilizzazione è, dunque, cambiato molto. Via le sostanze inquinanti, dentro materiali ecologici; addio alle figure maledette della strada, benvenuti ai nuovi artisti che colorano, pensando, le grigie città. Ma per concludere che non ci sia più nesso tra bombolette spray e inquinamento c’è ancora un pezzo di strada da fare. Se, infatti, esistono writers impegnati e ‘dispositivi aerosol’ a basso impatto ambientale, manca ancora una diffusa cultura del riciclo. L’involucro delle vernici spray è composto in alluminio al 100% ma, essendo utilizzato come recipiente pressurizzato e contenente una miscela chimica a base solvente, è doveroso smaltirlo nelle isole ecologiche in cui avviene il recupero del prodotto secondo norme molto stringenti. Comportandosi diversamente si continua ad inquinare. 

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