Brittany Howard torna a stupire con un nuovo e gustosissimo album intitolato “What Now”.
Il lavoro esce a distanza di 5 anni da “Jaime” e ci offre 12 brani dagli umori più vari, una sorta di riassunto di tutte le forme della black-music. Abbiamo avuto prova già diverse volte, nella storia della musica, di come soul e rock spesso possano trovare molti punti di contatto tra loro. Chi ha mai detto che sono stili antagonisti? Non è affatto così. Basti pensare a grandi nomi come Sister Rosetta Tharpe, Little Richard, Chuck Berry, oppure Sly & The Family Stone, Funkadelic, Betty Davis e Prince, per avere conferma che siano generi fratelli. E se non bastasse abbiamo anche gli esempi di Lenny Kravitz, Keziah Jones, le ultime produzioni di Sananda Maitreya (l’ex-Terence Trent D’Arby), fino ad arrivare a Macy Gray e Van Hunt. Brittany Howard si può collocare anche su questa scia, il suo stile è un inebriante cocktail di tutte le forme della black-music, a cui si aggiunge anche un pizzico di efficacissima elettronica psichedelica. In meno di 40 minuti di scoppiettante musica si viene catapultati in atmosfere avant-jazz come nell’iniziale “Earth Sign”, oppure nel soul retro-moderno di brani come “I Don’t” e “To Be Still”, altre chiare prove dell’ecletticità di Brittany.
E se le sorprese non bastassero, ecco allora serviti in un piatto d’argento tortuosi e granitici pezzi funk-rock come “Another Day” e “Power To Undo”. Quest’ultima traccia ci mostra come ancora oggi Prince, pur non essendo più con noi da quella triste data di Aprile del 2016, continui a esercitare la sua influenza e continuerà sempre ad esercitarla. Degne di nota anche “Samson”, impreziosita da brillanti assoli di tromba jazzy, e “Patience”, perfetto esempio di blues-gospel dalle tinte sognanti e psichedeliche. “What Now” è un lavoro che porta avanti il suono multisfaccettato che già era la cifra stilistica di “Jaime” e che in questo sequel trova il suo più alto compimento. 5 anni separano questa sua seconda opera solista dalla precedente, il periodo della pandemia è stato visto dall’artista come un momento in cui dare vita a nuove idee, a delle idee originali, in una scena musicale odierna dove purtroppo la sostanza viene sacrificata a favore della forma. Fortunatamente tutto questo non succede in “What Now”, lavoro in cui stupiscono la sua incisione e la sua produzione, che suonano schiette e genuine. Per molti questo nuovo album di Brittany Howard potrebbe difettare di non facile assimilazione, di poca immediatezza. Ma è proprio questa caratteristica a renderlo il suo punto di forza. Come se lei ci invitasse a rifuggire dalla vita frenetica di oggi, rallentare e gustare in perfetto silenzio religioso questa sua nuova opera e assaporarla lentamente. E anche la sua variegatezza è un altro valore aggiunto, proprio il suo voler abbattere i recinti tra vari generi musicali.
Ci troviamo tra le mani un altro disco in cui il binomio soul e rock raggiunge nuove dimensioni, forte anche della sua capacità di miscelarsi con altri stili affini e creare qualcosa che suoni multiforme e omogeneo allo stesso tempo, un caleidoscopio sonoro che non risulta mai raffazzonato o dispersivo. A questo si aggiunge anche la vocalità di Brittany Howard, caratterizzata da una timbrica grezza, graffiante e ruvida, in cui ad avere la meglio è l’emozione sulla tecnica, al servizio di un songwriting che esprime le varie sfaccettature e contraddizioni dell’animo umano. Non ci resta che immergerci in questo trip lisergico offertoci da “What Now”, il miglior modo per entrare in una stupefacente e insolita dimensione spazio-temporale e anche per accogliere a braccia aperte Brittany Howard che, sia nella produzione degli Alabama Shakes, che in quella solista, si rivela una delle artiste più interessanti della nuova scena black contemporanea. Ottimo lavoro Brittany, groove on!
Francesco Favano