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Carol Riddick

Carol Riddick

Carol Riddick, a woman with the Soul

Come ricorderete, martedì scorso ci eravamo lasciati ad Amburgo con la cervellotica, oscura e sincopata musica degli Urban Academy. Ora immaginiamo di prendere un aereo che dalla Germania ci porti direttamente negli Stati Uniti, magari proprio al Philadelphia International Airport. Sì, perché oggi vi faremo conoscere una voce meravigliosa, appartenente ad un’artista probabilmente sconosciuta ai più, ma rispettata e riverita da molti dei più grandi artisti soul e R&B della scena attuale. Stiamo parlando di Carol Riddick.

Carol Riddick nasce e cresce a Philadelphia, patria del Philly Soul e, più in generale, città di grande tradizione musicale, soprattutto afroamericana. Come si evince dalla biografia della cantante la musica ha sempre fatto parte della sua vita, soprattutto grazie alla “musical family” di cui faceva parte.

“La mia famiglia è sempre stata amante della musica, a partire da mia mamma e così i miei cugini, i miei zii – tutti ascoltavano musica continuamente. Ho preso ispirazione già da piccola dalle loro influenze musicali – Dr. Savannah’s Original Savannah Band, Johnny Mathis, Barbara Streisand, Mandrill – insomma, tutti, in qualsiasi momento, ascoltavano sempre qualcosa. Per me c’erano veramente tante influenze fin da quando ero molto giovane – ero come una piccola spugna che assorbiva tutto. Crescendo, siccome amavo la musica, provavo a cantare, e come accade spesso in famiglia… ‘Qualcuno faccia stare zitta la bambina!’; quindi non credevo di poter cantare. Ho cominciato a crederlo solo quando, all’età di circa 13 anni, alcuni miei amici cominciarono a dirmi che invece avrei potuto farlo, e anche bene”.

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Carol comincia così a fare del canto la sua principale passione. Al primo anno di High School un membro della band della scuola le propone di fare un provino con la band stessa. La futura cantante diventa così la vocalist della “Maximum Level Band” dell’istituto, esperienza che, come affermato da lei stessa, la aiuterà moltissimo a formarsi come musicista, performer e artista. In questo modo Carol ha modo di mettere in mostra il proprio talento vocale, e non è un caso che il suo nome cominci a circolare nell’ambiente musicale di Philly.

Ma è con il passaggio dall’adolescenza all’età adulta che la carriera della Riddick prende una svolta vera e propria (e in questo la sua storia ricorda molto quella di una nostra vecchia conoscenza, Alison Crockett). La sua bravura ormai non è più un mistero, neanche per coloro che lavorano (e contano) nell’industria discografica. Non è un caso quindi che, all’inizio degli anni ’90, dopo aver cantato ad un matrimonio, Carol venga contattata da uno degli invitati, James Lassiter, manager del celeberrimo duo Fresh Prince & DJ Jazzy Jeff, il quale le propone di fare da vocalist nel tour che si sarebbe svolto di lì a breve.

La cantante accetta immediatamente e si ritrova catapultata nello showbiz più esclusivo da un giorno all’altro. Sebbene sia la prima volta che la cantante affronta palchi veramente importanti e impegnativi, la giovane artista cattura l’attenzione sia del pubblico che dei colleghi musicisti grazie alla sua disinvoltura e alla sua professionalità, ottenute grazie alla dura gavetta adolescenziale sui palchi della città natale. Si apre così per lei una lunga fase, durata fino a metà dello scorso decennio, di lavoro quasi “dietro le quinte”, in cui sarà particolarmente attiva nel collaborare a stretto contatto con alcuni dei maggiori artisti della scena black americana. La sua voce e i suoi arrangiamenti, infatti, saranno presente sui dischi di artisti come Jill Scott, Musiq Soulchild, Anthony Hamilton, Kindred The Family Soul, Les Nubians e Will Downing.

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Solo nel 2006, dopo circa quindici anni di attività professionale, Carol riesce a pubblicare il suo primo vero LP, “Moments Like This”. Il disco (che vede tra gli altri la partecipazione di Black Thought dei The Roots) è incredibilmente ricco e maturo per essere un album d’esordio, soprattutto considerando che la gran parte dei testi e degli arrangiamenti sono realizzati dalla Riddick stessa. R&B di gran classe, tanto soul, un tocco di jazz, una splendida voce e tanto groove sono gli ingredienti principali di un raffinato cocktail sonoro che si fa ascoltare a ripetizione. Tutto ciò non deve destare eccessiva sorpresa nell’ascoltatore, essendo il risultato di anni di esperienza e collaborazione con decine di artisti, autori e musicisti di fama mondiale.

Così come non deve destare sorpresa il lungo periodo di “pausa” che Carol si prende tra il primo e il secondo album, della durata di quasi dieci anni. La cantante non sta ferma un secondo, esibendosi sui palchi di tutto il mondo e mettendo a disposizione di molti artisti la sua impetuosa e produttiva vena creativa; d’altronde fretta non ne ha, essendo libera da contratti e vincoli di qualsiasi tipo. Ma ad un certo punto, come è normale che sia per ogni artista che si rispetti, l’esigenza di scrivere, cantare e pubblicare il proprio materiale ha il sopravvento. Ed è così che ad inizio 2015 Carol pubblica “Love Phases”, un disco che, come dice il titolo, parla delle gioie e dei dolori provocati dall’amore.

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“Spero che, condividendo queste esperienze e il fatto che io le abbia superate, io possa aiutare qualcuno. Sapete com’è quando qualcuno attraversa una certa situazione e si sente solo al mondo ad affrontarla… Spesso si trova conforto nel sapere che non lo si è, soli. Lo so perchè a me è successo di avere qualcuno che ti dice che non sei solo”.

Tematiche sì classiche, ma per niente scontate, supportate da produzioni ed arrangiamenti come sempre di livello altissimo.

Non sappiamo quanti anni ancora i fan di Carol Riddick dovranno attendere per un nuovo disco. Non sappiamo nemmeno cosa, dove, se e quando suonerà; non sappiamo, a maggior ragione, con chi e quando collaborerà, per chi scriverà pezzi, per quali brani presterà la sua angelica voce. Quello che sappiamo, però, è che personaggi come Carol continuano a creare, alimentare, e far crescere il Soul inteso come fattore culturale. Non importa se in un piccolo e sconosciuto locale di Philadelphia, su un grande palco di un jazz festival, in un disco di Will Downing o in un arrangiamento di Jill Scott: ogni singolo respiro che uscirà dalla bocca di Carol Riddick sarà un piccolo tassello che andrà ad aggiungersi a quell’enorme mosaico di colori, suoni, sapori ed odori che a noi piace chiamare Soul.

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