Cecile McLorin-Salvant - Melusine - The Italian Soul

Cecile McLorin-Salvant – Melusine

Il nuovo disco di Cecile McLorin-Salvant racconta la leggenda popolare di “Melusine” in chiave jazz

Anche oggi torniamo a parlarvi di novità riguardo soul e affini. Il disco che vogliamo proporvi è il nuovo album di Cecile McLorin-Salvant, intitolato “Melusine”. Per chi non la conoscesse, lei è una delle più interessanti voci del jazz contemporaneo, classe 1989, nata a Miami, da padre haitiano e madre francese nata in Tunisia e a sua volta originaria della Guadalupa. Il nuovo lavoro vuole proprio essere un omaggio alle sue radici. Si tratta di un concept-album formato da 14 brani, 5 composti dalla stessa cantante e 9 risalenti a un periodo che va dal XII al XVII secolo, per lo più cantati in francese, un chiaro omaggio alle sue origini creole. Melusine, secondo la leggenda popolare europea, è una donna che si tramuta ogni sabato in un mostro metà donna e metà serpente, in seguito a una maledizione infantile da parte della madre. Accetta di sposare Raymondin, a patto di non essere vista il sabato. Quest’ultimo acconsente, ma il fratello lo persuade a infrangere la promessa e così buca la porta della moglie con la sua spada, trovando Melusine nuda nella vasca da bagno, metà donna e metà serpente.

Dopo averlo sorpreso a spiarla, quest’ultima si trasforma in un drago e scappa dalla finestra, salvo riapparire soltanto quando uno dei suoi discendenti è in punto di morte. Cecile McLorin-Salvant interpreta al meglio questa leggenda grazie a composizioni che strizzano l’occhio al jazz contemporaneo, ma che si bagnano anche di influenze africaneggianti, forte dell’utilizzo della lingua francese, che ben si adatta a queste sonorità e di un perfetto connubio tra il jazz, il soul e la world-music. E allora non ci resta altro che assaporare pezzi come “La Route Enchantee”(brano originariamente di Charles Trenet), a metà strada tra il jazz e il vaudeville, oppure “Il M’a Vue Nue”(originariamente risalente al 1926 e composta da Thenon/Delabre/Chagnon/Pruvost/Romero Martinez), dalle tinte afro-latine. Le atmosfere ancestrali e tribali vengono fuori in “Dites Moi Que Je Suis Belle”, per solo voce e djembè e che ci catapulta indietro nel XIV secolo. Ottime anche “Doudou”, caratterizzata da un bel tocco elegante di French Seduction e la title-track, vagamente bluesy. Entrambi i pezzi sono stati composti dalla stessa McLorin-Salvant, mentre in “Fenestra”, anch’esso di composizione della cantante di Miami, torna il brillante incrocio tra jazz e Africa, grazie all’utilizzo della kalimba.

 

La ricetta di “Melusine” riesce a farsi apprezzare grazie a una scaletta omogenea e variegata allo stesso tempo, un brillante sincretismo tra America, Africa e Francia. Tutto frutto anche degli studi di Cecile al Darius Milhaud Conservatory ad Aix-En Provence, in Francia, all’età di 18 anni, un’esperienza grazie alla quale ha potuto studiare canto barocco e musica classica. Tutto questo suo background artistico confluirà anche nei suoi successivi ascolti di voci come Sarah Vaughan, Billie Holiday e Betty Carter, oltre che i classici del soul, fino ad arrivare alla tradizione haitiana, cubana e anche all’ascolto dell’hip-hop e del contemporary R&B. I Grammy ottenuti e le recensioni entusiastiche sui suoi album parlano per lei, in quanto Cecile McLorin-Salvant è una vera spugna musicale, capace di far dialogare ancestralità con modernità e culture geograficamente distanti. Perchè il bello del jazz e del soul è anche quello di aprirsi ad altri suoni e latitudini, mantenendo sempre il loro spirito originario e “Melusine” aggiunge un capitolo interessante alla discografia di Cecile McLorin-Salvant, formata da 7 lavori interessanti capaci di alzare l’asticella alla musica dei giorni nostri. E noi ci auguriamo che con questo suo nuovo lavoro lei possa continuare a ottenere grandi consensi e ci piace auspicarle un futuro roseo all’insegna della grande qualità musicale.

Francesco Favano

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