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M w S - complicated

Complicated – Nuovo singolo e intervista ai M w S

In occasione dell’uscita di “Complicated”, M w S ci raccontano la loro “crescita”

Il 25 gennaio è uscito “Complicated” dei M w S, il primo dei loro 5 singoli in uscita da qua a Giugno che saranno racchiusi in un EP. Abbiamo già parlato di loro quando erano qui in Italia con il nome Marie And The Sun e successivamente come M w S per l’uscita di “Cliché” già a Londra.

“Complicated” è una ballad dall’energia introspettiva, arriva all’anima senza chiedere il permesso. Poche note di chitarre e il meraviglioso suono della voce di Giulia aprono il brano che pian piano si libera in un volo emozionante che si insegue tra melodie, risposte e pause vibranti. Si trattiene e poi si libera, cresce e si svuota e ci lascia incantati ad ascoltare e non pensare..

Il brano è prodotto da Santiago Morales (Denzel Himself, Jerome Thomas) e masterizzata agli studi di Abbey Road.

La loro prima pubblicazione a Londra è stata con l’EP ‘Swim’, prodotto da Natty Dub e Funk Shui Project, che ha conquistato oltre 500 mila ascolti su Spotify ed è stato supportato da Complex, Clash, BBC6 Music, The BBC Introducing Mixtape.

Gli M w S hanno poi cominciato a collaborare con producer e artisti della capitale del Regno Unito, dando vita a un’intensa attività live (Sofar Sounds, Metropolis Music, etc.) e registrando i nuovi brani che faranno parte del nuovo EP di prossima uscita.

Francesca Lanzilotti, nostra collaboratrice che già vive a Londra, ha colto l’invito al volo ed è andata ad incontrare Giulia Magnani e Francesco Drovandi non lontano dagli studi Abbey Road per l’occasione.
Vi consigliamo l’ascolto della loro musica mentre leggete l’intervista.

Francesca: Come siete arrivati alla decisione di lasciare l’Italia per venire in UK, qual’è stata la molla? Cosa vi ha convinto a fare il grande salto? E consapevoli poi di farlo in un contesto politico e storico particolare come questo.

Giulia: Sono stata sempre super appassionata dell’Inghilterra, vengo qui da quando ho 14/15 anni, dalle classiche “gite” scolastiche, ed è da allora che seguo anche la scena musicale londinese, specialmente quella l’RnB underground. Ho sempre desiderato e saputo che a un certo punto della mia vita sarei venuta a vivere qui.

In Italia le cose andavano bene, abbiamo avuto modo di lavorare e collaborare con molti artisti ed avere un sound internazionale, quindi a nostro avviso potenzialmente adatto ad un mercato estero. Venire qui, sembra brutto da dire, ma è semplicemente per una ragione culturale. Con questo non voglio mancare di rispetto agli artisti che cercano di imporsi in Italia (negli ultimi anni c’è davvero un ottimo fermento) ma qui questo genere di musica si respira, viene apprezzato e nonostante ci sia molta più concorrenza, c’è anche molto più spazio e noi siamo pronti a lavorare duro per questo.

Francesca: Ho letto che avete acquistato i biglietti per venire a vivere a Londra il giorno in cui UK ha deliberato la sua uscita dalla comunità europea (Brexit):

Francesco:  Sì, è stato proprio quel giorno e nonostante la cosa ci abbia un po’ spaventati non abbiamo cambiato idea e siamo rimasti in un’ottica positiva. L’abbiamo presa con filosofia. Quando Londra chiama non puoi ignorare la chiamata.

Francesca: Il brano “Island” racconta proprio di questo cambio di vita. Cosa volevate esprimere e comunicare con questo pezzo?

Giulia: Lo abbiamo scritto qui a Londra, uno dei primi pezzi scritti qua. Racconta di noi che affrontiamo questa nuova sfida. Ripartire dalla serie C in un certo senso… Entrare in un circuito nuovo di club, open mic e jam session e tessere una nuova rete in una città dove la scena è gigantesca.
E da quello che abbiamo visto e vissuto, se ci dai dentro, qui le cose sono più veloci. Le persone e la loro disponibilità ti permettono di realizzare le cose in modo più rapido, o forse noi ci siamo messi in un’ottica diversa.
“Island” parla di noi che affrontiamo questa nuova esperienza di venire a Londra, ricominciare da zero, aiutandoci a vicenda per realizzare quello che più desideriamo, a crearci una dimensione in un luogo nuovo.

Francesca: Quali sono le differenze tra la scena musicale Italiana e quella inglese?

Francesco: In Italia, vivendo tra Genova e Torino, che non sono proprio grandi città, siamo stati comunque fortunati nel conoscere delle persone fantastiche, la maggior parte della scena Hip Hop / Soul di Torino, che ci hanno aperto la mente soprattutto artisticamente, nel modo di scrivere e prodursi per realizzare le nostre idee.

Nel venire a Londra il salto è grande. Il bacino di professionisti che lavorano in questo campo, producer, etichette, editori, fonici, stylist, videomaker è enorme, e questo ti dà la possibilità di stabilire connessioni, scambio e relazioni molto più vaste e producenti.

Francesca: Dalla prima nostra intervista dove avete espresso i vostri riferimenti musicali del passato e attuali, oggi a distanza di due anni, quanto vi sentite di essere cresciuti, evoluti sia personalmente che musicalmente in relazione a questa vostra scelta di venire qui a Londra?

Giulia: Abbiamo sempre seguito la scena Inglese R&B. I brani scritti in Italia erano scritti da noi e prodotti da Natty Dub dei Funk Shui Project su dei ‘beat’ suoi o di altri producer come Emshi o Smthbts. Oggi quello che facciamo qui è prodotto da noi, se non altro nella parte di pre-produzione nella nostra cameretta. Questo è già un primo elemento di crescita, molto importante per noi.

Prendere così il tutto e entrare in studio con un producer e intervenire su alcuni elementi della nostra idea, andare a migliorare suoni e registrazioni lasciando chiara l’identità della nostra idea. E poi, vuoi mettere avere la possibilità di fare il master a Abbey Road?

Trasferirci e vivere qui ci ha fatto rendere conto che nella scena ‘black’ ci sono un sacco di filoni che si differenziano da sfumature e stili relativi a modi di scrivere, di suoni o come ti proponi dal vivo per esempio all’interno dei quali riesci a collocarti. Qui a Londra c’è tutto. E questo è molto stimolante e ti mette nelle condizioni di scegliere una direzione molto precisa e personale.

Francesca: La scelta artistica di uscire con svariati singoli, invece di uscire direttamente con un EP, deriva da una strategia di marketing oppure è più dettata da un’esigenza artistica?

Francesco: Da tutte e due. Marketing ma soprattutto una questione artistica. Vogliamo pubblicare un brano alla volta che racconti di noi in quel preciso momento, promuoverlo per alcune settimane e passare a quello successivo. Essere così sempre presenti sui social, un po’ come degli episodi di una serie di Netflix. Dopo Swim, il nostro nuovo EP sarà la seconda stagione di M w S.

Francesca: Avete già scelto il nome dell’Ep che racchiuderà questi brani? Si può dire?

Giulia: Ma sì ,dai, si può dire! Tanto decidiamo noi. Il titolo sarà proprio “Grow”, “Crescita”. Venire qui, partire da zero, è come una rinascita, come una crescita appunto. Metterci nella condizione di crescere senza restrizioni in un ambiente come questo che offre tanto.

“Grow” è anche il titolo di un brano, che sarà tra l’altro il prossimo singolo, dove racconteremo questo tema.

Francesca: La cosa bella della vostra musica è che i brani sono molto diversi ma mantengono una certa identità. A me ha colpito molto Cliché, prodotto con Funk Shui Project: mi ricorda moltissimo Erika Bad; raccontateci come è nato il pezzo!

Giulia: È partito da loro (Funk Shui) che volevano creare questo progetto con tanti artisti. Quindi un giorno ci hanno mandato il beat ed io, che ero in “Badu Mood” da un po’ di tempo, ci ho messo un attimo a farmi venire un’idea. In mezz’ora ci siamo messi, l’abbiamo registrata e inviata.

Loro sono rimasti molto contenti e la settimana dopo eravamo in studio da loro a registrarlo anche live, per un progetto che vi consigliamo e che si chiama In The Loft.

Francesca: Avete fatto diverse collaborazioni con artisti italiani (Davide Shorty, Restrospetcive for love e Funk Shui Project), come sono nate?

Francesco: Le maggior parte sono quelle della scena torinese legata ai Funk Shui Project. Una crew, un team di produttori che passano le giornate in studio lavorando su beat e produzioni, ma non solo! C’è chi si occupa di grafica e fotografia o social e promozione per esempio.

Di Shorty che dire, siamo lusingati di aver lavorato con un artista del suo calibro, riascoltare il suo feat in “Fallin’ in Love” e “Good Vibes” con Retrospective for Love ci emoziona ancora a ogni ascolto!

Francesca: Il fatto che per Complicated vi siete ispirati a H.E.R. la dice lunga su quanto questa artista sia già così potente nonostante sia un “esordiente”.  Cosa vi ha colpito di lei?

Francesco. Ci sono artisti che al primo ascolto ti agganciano e diventano una specie di ossessione, non solo per la musica ma per tutto quello che c’è intorno a lei, lo stile, come suona, come si pone.. tutto. Così è stato per H.E.R.

Francesca: Perché avete cambiato nome da “Marie and The Sun”?

Giulia: Stavamo per uscire con il nuovo EP qui in Inghilterra e volevamo segnare questo cambiamento, questa rinascita. Senza dimenticare o togliere valore a quello che avevamo fatto finora. Infatti il cambio è stato graduale anche con i fans, che ci seguono dal primo brano prodotto, e ci hanno sostenuto molto anche nella campagna di crowdfunding.

Francesca: Ora non mi resta che salutarvi e, nell’augurarvi il meglio, mi sono assicurata i biglietti per il “Servant Jazz Quartes” ai quali parteciperete come headline e invito chi si trovasse a Londra in quel periodo di non perderseli.

London Headline Show, Servant Jazz Quarters, Londra, 12 Giugno 2019

Biglietti

Francesca Lanzilotti


 

 

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