Tutti i colori della vita nel disco di denuncia contro razzismo, omofobia e ingiustizia sociale in “The Colored Section”, l’album d’esordio di Donnie.
Tra i tanti tesori nascosti della musica soul del passato (e non solo), oggi vi portiamo indietro nel 2002 con un disco che, a nostro avviso, avrebbe sicuramente meritato di più. Si tratta del sorprendente esordio di Donnie, intitolato “The Colored Section”, un titolo che è tutto un programma. Infatti il tema ricorrente di questo lavoro è l’orgoglio razziale con tanto di denuncia contro il razzismo, l’omofobia e ogni piaga della nostra società. Non mancano nemmeno l’amore e la vita quotidiana, il tutto narrato con lo spirito giusto, senza ridondanze o leziosismi fini a loro stessi. Pur non essendo stato molto prolifico (a questo disco seguirà il pregevole “The Daily News” nel 2007), Donnie Johnson (questo il suo nome completo) ha saputo offrire un valore aggiunto al neo-soul.
Nato nel 1976, a Lexington (Kentucky), ma cresciuto ad Atlanta, il soul-singer respira religiosità sin da bambino, grazie ai suoi genitori (entrambi ministri ebreo-pentecostali) e nella sua chiesa muove i primi passi cantando nel coro. Cresce ascoltando i dischi di Stevie Wonder (la cui influenza è molto presente in quest’opera), Donny Hathaway, Marvin Gaye, Aretha Franklin e soprattutto tanto gospel. Nel 2002 incide “The Colored Section”, il suo debutto , protagonista dell’articolo di oggi, un lavoro dalla produzione sopraffina (grazie a Steve “The Scotsman” Harvey), con brillanti arrangiamenti e un songwriting davvero ispirato. Gli echi wonderiani sono presenti soprattutto in tracce come “Beautiful Me”, “Cloud 9”, “People Person” e “Wildlife”, mentre “Do You Know?” eccelle per le sue atmosfere orientate verso la bossanova, con tanto di assoli di armonica pregni di magia e suggestione in cui ancora una volta fa la parte del leone l’influenza del mitico Stevie Wonder. Mostrano un altro convincente lato di questo disco i 3 brani più di stampo urban: “Rocketship”, “Masterplan”(caratterizzata dalle sonorità break-beat a opera di IG Culture) e “Our National Anthem”, in cui una ritmica incalzante e singhiozzante fa da supporto a un testo ancora una volta pieno di coscienza sociale.
A 20 anni dalla sua pubblicazione possiamo chiaramente affermare che “The Colored Section” impartisce delle ottime lezioni di vera musica soul, di quella fresca, moderna e classica al tempo stesso. La scrittura è fortemente ispirata, viene ribadita la voglia del popolo afro-americano di volersi riscattare da ogni sopruso e ingiustizia, chiaramente senza sterile retorica. E anche la vocalità di Donnie impreziosisce il lavoro, la sua è una timbrica soulful, graffiante e che porta con sè tutta la rabbia e la voglia di rinascita della propria gente. E visto che spesso la nostra musica preferita è ricca di gemme nascoste, vi consigliamo caldamente “The Colored Section”, vi consigliamo di riscoprirlo qualora non lo possedeste, in quanto si viene catapultati in 14 tracce che sprigionano soul e groove da ogni nota, musica di quella più sincera e lontana dalle logiche del marketing.
Francesco Favano