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Dwele – Subject (2003)

“Subject”, l’album di esordio di Andwele Gardner, in arte Dwele.

La scena neo-soul che va dalla seconda metà degli anni ‘90 alla prima degli anni ‘2000 è ricca di artisti e album di spessore e interessanti. Non smetteremo mai di ringraziare il signor D’Angelo, è stato lui a dare il la a questo movimento, grazie al suo primo, bellissimo album intitolato “Brown Sugar”(1995). Ad esso sono seguiti anche altri lavori tra cui quelli di Maxwell, Erykah Badu, Lauryn Hill, tanto per fare alcuni esempi. Nella prima metà degli anni ‘2000 troviamo un altro artista di gran pregio che, pur con una scarna discografia (l’ultimo suo album risale al 2012), ha saputo offrire un valore aggiunto alla scena neo-soul. Stiamo parlando di Dwele e oggi abbiamo deciso di scegliere, come data per la nostra macchina del tempo del soul, il 2003, raccontandovi della sua opera prima intitolata “Subject”. Andwele Gardner è il suo vero nome, nasce a Detroit il 14 Febbraio del 1978 e sin dalla più tenera età respira musica imparando a suonare diversi strumenti come pianoforte, basso, chitarra, batteria, tromba e flicorno.

La sua infanzia non è stata felice in quanto il padre venne ucciso in una sparatoria. Ma la musica per lui è stata come una grande terapia e lo ha aiutato ad andare avanti. Tra i suoi modelli di riferimento Dwele ha sempre citato Stevie Wonder, Donny Hathaway, Marvin Gaye, Roy Ayers, Freddie Hubbard, Miles Davis e artisti hip-hop come A Tribe Called Quest e Slum Village. In effetti possiamo trovare con il gruppo di Q-Tip molti punti di contatto, per via del suono smooth e groovy al tempo stesso e anche per lo spiccato senso del jazz. Come se lui fosse il loro equivalente neo-soul. “Subject” è uno di quei dischi capaci di farsi ascoltare tutto d’un fiato per via della sua scorrevolezza, per il sound morbido che non diventa mai lezioso, per brani densi di suoni ovattati, sofisticati e che non dimenticano la tradizione soul del passato, ma allo stesso tempo non disdegnano i beat hip-hop tipici degli anni ‘2000.

 

 

E per avere chiara conferma di tutto questo basta farsi coinvolgere dall’ascolto di pezzi come “Truth”, oppure la gioiosa e funky “Find A Way”. Ottima anche l’irresistibile e groovy “Sho Ya Right”, con un beat capace di invogliare alla danza, ma non sono da meno nemmeno “Money Don’t Mean A Thing”, un pezzo che ribadisce il concetto di come le ricchezze materiali non siano tutto nella vita, e “Hold On”, brano intenso e soulful che si avvale della scrittura di un altro outsider del neo-soul: Eric Roberson. Gli Slum Village, tra i riferimenti artistici di Dwele, offrono anche il loro contributo a “A.N.G.E.L.”, che nella prima parte della tracklist abbiamo trovato come interludio, ma che qui prende la forma di un vero e proprio brano grazie a un tappeto sonoro ricco di groove. Una delle cose che ci colpisce ascoltando “Subject” è anche il fatto che Dwele, salvo alcuni sparuti interventi esterni, si occupi della produzione del disco, destreggiandosi tra vari strumenti e deliziandoci con una vocalità suadente, calda, dai toni spesso sussurrati ma mai svenevoli. La sua è una timbrica che rende i pezzi del disco coinvolgenti dal primo all’ultimo e che evita sterili esercizi stilistici. Anche il resto della discografia di Dwele non è da meno in quanto a ottima qualità artistica e scelta dei suoni.

 

A “Subject” seguiranno altri quattro album di cui l’ultimo inciso nel 2012. Perchè spesso non importa la quantità di quello che si produce, ma come lo si produce, e negli anni successivi al suo ultimo album lui ha saputo anche farsi apprezzare per diversi featuring con molti artisti della scena black contemporanea, tra cui Robert Glasper, con il quale ha collaborato nel brano “Worries”, presente nell’album “Black Radio 2”(2013). Consigliamo caldamente la musica di Dwele, se non avete la sua discografia vi consigliamo di rimediare recuperandola, cominciando proprio da “Subject”, che a distanza di 21 anni riesce ancora a essere un lavoro vitale, fresco e ricco di fascino. All hails to Dwele!

Francesco Favano

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