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Emmet Cohen contagia il Web di Jazz

In epoca di Coronavirus, anche il pianista jazz Emmet Cohen ha deciso di diventare virale, ma nel modo più sano possibile. Vi spieghiamo come.

Oggi torniamo a parlare di jazz. Più in particolare di un pianista, ovviamente americano, un vero prodigio del suo strumento. Stiamo parlando di Emmet Cohen, al momento uno dei nomi di punta della scena jazz statunitense e internazionale , un musicista che ci ha colpiti molto per la sua grande capacità di mettere la sua incredibile tecnica al completo servizio della musica, riuscendo così sia a strabiliare, sia a emozionare.

Emmet Cohen nasce il 25 maggio del 1990 e a soli tre anni comincia a studiare pianoforte, dando subito l’impressione di essere un prodigio. Le sue innate qualità e la sua grande passione lo portano presto ad acquisire uno stile molto personale, in cui musicalità e tecnica crescono di pari passo. Il futuro del giovane Emmet è praticamente scritto, quindi, tanto che comincia la sua attività professionale ben prima dei vent’anni. D’altronde, ha già tutto quello che serve a un musicista jazz per dominare la scena newyorchese, che, come è noto, è la più “competitiva” al mondo. Emmet non è solo tecnica, swing, conoscenza del repertorio e musicalità, infatti: tutti i suoi colleghi apprezzano la sua profonda capacità di comunicare con lo strumento, che è poi forse la qualità principale che un bravo musicista jazz deve possedere.

Nel 2011, a soli 21 anni, pubblica il suo primo album, In The Elementcon Joe Sanders al basso e Rodney Green alla batteria, irrompendo così sul mercato discografico internazionale. Il secondo disco, Infinity, ci interessa particolarmente, visto che è per due terzi “italiano”: contrabbassista e batterista sono infatti rispettivamente Giuseppe Venezia ed Elio Coppola, due nomi di spicco del panorama jazzistico nostrano. Il disco è stato inciso proprio in Italia e presenta un’interessante versione di Nun È Peccat, celebre brano di Peppino di Capri. Nel 2014 Cohen pubblica in collaborazione con il trombettista Bryan Lynch, Questioned AnswerE’ la sua prima volta in studio con un vero e proprio mostro sacro del jazz: alla batteria c’è infatti la leggenda Billy Hart. Ovviamente non sarà l’ultimo, anzi: dal 2017 al 2019 Emmet ha pubblicato quattro album intitolati Master Legacy Series Vol. I, II, III, IV, che lo vedono accostato ad alcuni dei più importanti nomi della storia del jazz, nell’ordine Jimmy Cobb (2017), Ron Carter (2018), Albert “Toothie” Heath e Benny Golson (2019) e George Coleman (2019). Nei prossimi mesi è invece prevista l’uscita del suo nuovo album, Future Stride.

In realtà il vero motivo per cui oggi parliamo di questo eccezionale pianista è il modo in cui ha saputo sfruttare appieno la pandemia e tutte le sue limitazioni. Cohen non è rimasto con le mani in mano, armandosi di telecamera, microfoni, musicisti (il suo trio base è completato dal batterista Kyle Poole e dal contrabbassista Russell Hall) e ospiti vari e realizzando concerti, video, jam e quant’altro, i quali hanno fatto il giro del web, anche tra chi non mastica molto di jazz. La scelta del repertorio (principalmente standard), l’attitudine sempre positiva, l’ottima qualità dei video e la costanza delle pubblicazioni hanno infatti permesso a Emmet Cohen ed ai suoi musicisti di rendersi quasi virali, soprattutto su Facebook, dove i suoi video contano ormai centinaia di migliaia di visualizzazioni.

Emmet Cohen è quindi riuscito, grazie alla sua incredibile bravura, alla voglia di continuare a condividere e ad una discreta lungimiranza, a farsi conoscere ancor di più in un momento molto difficile per la categoria dei musicisti, riuscendo a portare ai propri seguaci, seppur in maniera virtuale, quello che solo la musica può dare: gioia, positività, emozione. E a noi non resta che toglierci il cappello, e godere di questo straordinario musicista – un esempio che, siamo sicuri, molti hanno già seguito e tanti seguiranno in futuro. Chapeau, Emmet!

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