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Intro hip-hop e RnB

Le Intro, musica sottovalutata

Simone Cazzaniga ha raccolto in una playlist decine di intro ai migliori album hip hop e R&B.

Negli anni ’90 il totale abbandono del supporto analogico a favore di quello digitale. Il Compact Disc. Per gli ascoltatori una significativa riduzione degli spazi fisici sugli scaffali. Per gli artisti un supporto audio che concedeva del tempo in più da usare e riempire a piacimento. Con il vinile nero tutto era racchiuso nei canonici sessanta minuti, trenta per lato, tutti da dedicare quasi esclusivamente alle canzoni. Con i CD il limite si sposta a ottanta minuti. Come poter sfruttare elegantemente questi venti minuti in più? Nessun problema. L’originalità degli artisti si sbizzarrì in modo esponenziale. Iniziarono ad apparire skit, intro, interlude e ghost track. Gli album HipHop e R&B ne erano pieni zeppi.

Se all’inizio ci furono gli esempi goliardici dei De La Soul e del loro produttore Prince Paul che imbottirono di skit il loro 3 Feet High and Rising (1989), negli anni a seguire ci fu il fiorire quasi smisurato di questi intervalli, brillanti produzioni pronte a decorare i classici contenuti musicali di un album. Un aggiunta che portò, in alcuni casi, a superare le venti tracce per disco, raggiungendo addirittura il numero di ventotto come per Tical 2000: Judgement Day (1998) di Method Man.

Oggi il fenomeno si è ridimensionato. In quegli anni l’intro, come pure l’intermezzo, era quasi un obbligo. Prendete per esempio gli album degli Outkast, di Nas e di Redman. In quel decennio, ogni loro disco iniziava con un intro. Alcuni artisti si divertivano a creare dei collegamenti da un album all’atro come per Eminem che nei suoi primi progetti inseriva tra una canzone e l’altra i dialoghi con il suo manager Paul Rosenberg o con il personaggio inventato Ken Kaniff. Per i The Wu-Tang Clan e per la maggior parte dei componenti del collettivo c’è sempre stata l’ossessione per i film di arti marziali anni ’70. Andate all’inizio di Enter The Wu-Tang-36 Chambers (1993), ci trovate lo sciabolare delle spade e i dialoghi di monaci Shaolin.

Le gost track erano cose da specialisti. Quando pensavi che il cd fosse terminato e ti accorgevi che il numero di tracce era superiore a quelle elencate nel booklet che lo accompagnava, ti ritrovavi a skippare sino a quando non riprendeva la musica. A Lauryn Hill e alla sua cover di Can’t Take My Eyes Off You, una delle due ghost track presenti in The Miseducation of Lauryn Hill (1998), è valsa una nomination al Grammy come Best Female Pop Vocal Performance nel 1999.

Per le intro troviamo degni esempi, versioni e piccoli capolavori che rimarranno indelebilmente nella storia musicale. Come poter dimenticare i rumori della vasca da bagno di Snoop Dogg, le sirene e gli scratch dei Public Enemy, il vagito di un bambino sulle note di “Superfly” di Curtis Mayfield per Ready to Die di The Notorious B.I.G, gli annunci drammatici dei notiziari scelti da 2Pac per Me Against the World e il requiem con cori ed elicotteri di P. Diddy.  Un vero sermone con tanto di organi e approvazioni è quello utilizzato da R. Kelly per aprire l’omonimo album, mentre per “It Ain’t Safe No More….” Busta Rhymes sceglie la filastrocca cantata da un bambino. E’ lo stesso Busta Rhymes ad essere chiamato da Missy Elliott per le note d’introduzione del suo album di debutto Supa Dupa Fly (1997) mentre si va sul personale con il discorso singhiozzante ed interminabile di Ol’ Dirty Bastard o la scelta hot di Lil Kim fatta per il suo Hard Core (1995).

In poco più di un minuto, minuto e mezzo di tempo, casi insoliti a parte, veniva concentrato il desiderio dell’artista nel voler dare la giusta anticipazione di quello che poi si sarebbe ascoltato nel disco. L’intro creava la giusta atmosfera, la suspense e aumentava le aspettative. Alcuni di questi con poca efficacia, altri centravano l’obbiettivo in pieno. Quella che vi proponiamo è una play-list con alcuni di quelli che ricordiamo con piacere. L’ordine è assolutamente casuale tranne la prima, la intro delle intro, a nostro parere la migliore in assoluto: “Intro-lude” delle TLC con il featuring Phife che dava il via al loro secondo album CrazySexyCool (1994).
Questi sono solo alcuni delle decine di brani introduttivi raccolti nella playlist Spotify sottostante. Ora non dovete far altro che cliccare play e ascoltare.

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