Qualche mese fa è uscito Grace, primo album della cantante Judi Jackson. Sicuramente una delle più belle novità soul degli ultimi tempi!
Classe 1993, originaria della Virginia, Judi Jackson è una delle nuove e interessanti voci della moderna soul-music. Non condivide nessuna parentela con il mitico Michael Jackson, nemmeno lontana, ma ha avuto la benedizione di uno dei più grandi jazzisti contemporanei: il trombettista Wynton Marsalis. Fu proprio lui a credere nel talento di Judi, la conobbe quando lei aveva 14 anni, durante un suo concerto. Fu così che Wynton, ammaliato dalla sua grande energia e dalla sua poliedricità vocale, decise di regalarle una selezione di album musicali. Seguirà per la vocalist della Virginia una gavetta intensa, aprirà anche un concerto della leggenda soul Mavis Staples, fino ad arrivare nel 2011 a una collaborazione con il collettivo Snarky Puppy. Sarà la trasferta a Londra a dare il la alla sua carriera. Lì inciderà il suo primo album, un live, per poi pubblicare un EP dal titolo Blame It On My Youth.
Ma è con Grace, suo esordio ufficiale uscito in questi periodi, che Judi comincia ad esprimere le sue capacità nel migliore dei modi e noi qui sul blog oggi ve ne parleremo. Nella scaletta, formata da quindici brani per circa un’ora di musica, ciò che trasuda è una classe cristallina, forte anche della vocalità di Judi. La sua è una timbrica che colpisce per i vari cambi di registro da lei adoperati, a proprio agio sia che si tratti di pezzi dal sapore retrò, che di quelli dal taglio più moderno, urban. In più uno dei dettagli più importanti del disco è che vanta anche un’ottima produzione italiana: quella di Tommaso Colliva, già a fianco di artisti come i Calibro 35, Ghemon, ma anche nomi della scena internazionale come Damon Albarn, i Franz Ferdinand, i Phoenix e i Muse. Agli arrangiamenti d’archi troviamo un altro nome di punta tricolore, quello di Davide Rossi, anch’egli affermato all’estero grazie alle collaborazioni con i Coldplay e i Goldfrapp. Da questo ricettario dai molteplici sapori ecco allora serviti pezzi come l’iniziale Strawberry Lady e Spice Gyal (in cui troviamo l’apporto efficace dei Blue Lab Beats), due brani che mettono bene in evidenza la doppia anima di Judi, quella classica e quella dai colori più urban. Il viaggio continua ad inebriare grazie ad altre perle come Spring, con rimandi all’R&B anni ’90, il sophisti-pop di Sunrise (impreziosito dal duetto con Arthur Verocai, compositore brasiliano che nel 1972 esordì con un album considerato un gioiello nascosto) e Blue Baby, che colpisce grazie alle sue atmosfere cinematografiche retrò. Un’altra chicca del disco che ci piace segnalare è In The Night, succulento pezzo dalle tinte blues retrò con rimandi alla mitica Nina Simone. Per il resto a rendere magico questo primo lavoro di Judi Jackson sono i suoi arrangiamenti, ben calibrati tra classico e moderno, tra soul, jazz, funk, blues e R&B e con una vena pop, il che non è necessariamente un difetto, in quanto passione, sensualità, classe, ma soprattutto sostanza, non mancano.
Sia i tradizionalisti del soul, che gli avanguardisti, avranno di che gioire grazie all’ascolto di quest’opera prima della cantante di Roanoke. Possiamo considerare Judi una nuova portabandiera del soul? Forse è ancora prematuro per dirlo, lasciamo che sia il tempo a parlarne. Ma se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, possiamo serenamente dire che le premesse sono ottime e il fatto che Judi Jackson esordisca con un lavoro di simile portata lascia allora sperare in positivo. Quindi non ci resta altro che dare il nostro più che caloroso benvenuto a lei nel mondo della soul-music e che questo disco apra la strada per un futuro roseo e una brillante carriera. Well done Judi!
Francesco Favano