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Judith Hill

Judith Hill al Blue Note di Milano

Judith Hill, e il Blue Note diventa il The Pepper Club

Martedì sera 9 ottobre Judith Hill era al Blue Note. Noi eravamo lì. Probabilmente pochi di voi sono a conoscenza del documentario 20 Feet from Stardom e del fatto che nel 2015 si sia aggiudicato un meritato Grammy Award per il Best Music Film. Nel film le protagoniste chiamate a raccontare la propria storia sono in realtà delle comparse. Loro sono le coriste che affiancano le celebrità in occasione di tour e spettacoli. Sono le voci che rimangono in seconda linea a sostegno di chi raccoglie fama e notorietà. Una di queste storie è quella di Judith Hill, bellissima e talentuosa vocalist che ha avuto il meritato privilegio di collaborare con Michael Jackson, Stevie Wonder, John Legend, Spike Lee, che la chiamò per interpretare la colonna sonora del film Red Hook Summer (2012), e con Prince. È proprio lui che, dopo averla ammirata nell’edizione di The Voce USA 2013, la invita a Minneapolis. Insieme realizzano il primo album di Judith, Back in Time (2015), dando così inizio alla sua carriera da cantante solista.

La tappa al Blue Note di Milano è una delle ultime date del Chasing Rainbows Tour, una serie di concerti organizzati nei principali jazz club dell’Europa.  Ad accoglierla un folto e caloroso gruppo di ammiratori, conquistati non solo per le sue passate collaborazioni, ma anche per la sua straordinaria voce e vitalità. Il primo spettacolo era sold out e per il secondo i posti liberi erano davvero pochi. Una partecipazione di pubblico inaspettata che ha piacevolmente sorpreso anche gli organizzatori dell’evento.

Come da programma alle 21.00 si spengono le luci. Rimangono accese solo quelle sul palco. Ad accogliere lei e la sua folta chioma raccolta in uno chignon, una band a dir poco “familiare” poiché troviamo la madre Michiko Hill alle tastiere e il padre Peewee Hill al basso. Con loro le coriste Myra e Jessica, il batterista Michael White e Ronald Ronquillo alla chitarra. Lei si alterna tra pianoforte e chitarra, strumenti che Judith suona con calorosa energia. In pochi minuti l’atmosfera ovattata e un po’ intimidita si infiamma grazie alla sua voce vibrante, con la quale incanta e seduce i presenti.

In scaletta il meglio di ciò che offre il suo limitato ma variopinto repertorio musicale. Soul, blues e funk in un continuo avvicendamento. Momenti di incondizionata emotività durante Beautiful Life, suonata al pianoforte ed introdotta con una dedica alla madre. Cry, Cry, Cry iniziata con relativa spensieratezza per poi trasformarsi in una jam ricca di vocalizzi. Ritmo sostenuto in occasione di Jammin’ in the BasementWild Tonight, con Judith in piedi sullo sgabello del pianoforte, My People e Turn Up, interpretate impugnando la chitarra. Le esperienze passate riaffiorano con un accenno a Don’t Stop ‘Til You Get Enough di Michael Jackson.  Spazio anche a The Pepper Club e Queen of The Hill, canzoni che troveremo in Golden Child, il suo nuovo album in uscita il prossimo mese e che, leggendo alcune anticipazioni, sembra sia stato adattato anche per delle rappresentazioni teatrale. Attendiamo curiosi.

Entusiasmo ed adrenalina hanno tenuto vivo lo spettacolo per più di un’ora e mezza. Al temine una meritata standing ovation, accolta da Judith Hill con calorosi ringraziamenti, che lei ha rivolto al pubblico e ai musicisti. Comprensibilmente nessun bis. Da lì a pochi minuti l’inizio del suo secondo show. Judith, comunque, si è dimostrata rispettosa nei confronti dei fans e dopo un veloce cambio d’abito, si è presentata fuori dal camerino per concedere autografi e fotografie.

Per qualcuno la serata è terminata con un selfie. Per altri è proseguita con il secondo spettacolo.  Per tutti il ricordo di una magica festa. A questo si è aggiunta l’occasione per rivedere e per conoscere chi come noi, ama la musica di Judith Hill e ciò che rappresenta. Inevitabilmente la serata si è tinta di viola.

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