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Judith Hill Live Villa Nicolaj

Judith Hill Live @ Villa Nicolaj

Una strepitosa Judith Hill and family hanno infuocato Villa Nicolaj a Calcara (Bo)

Venerdì 26 luglio parte dello staff di The Italian Soul ha assistito al concerto di Judith Hill in una splendida location, Villa Nicolaj a Calcara in provincia di Bologna. Judith ha presentato il nuovo meraviglioso disco “Letters From A Black Widow” di cui vi abbiamo parlato questo articolo.

Eravamo rimasti piuttosto delusi quando era stato pubblicato il calendario delle sue date e, nel quale non risultava l’Italia. Il pensiero era stato inevitabilmente il solito:Che paese, la merda fa sold out e grandi artisti come lei non hanno spazio”. Poi come un fulmine a ciel sereno un evento di Facebook ci ha fatto saltare di gioia. Due date, di cui la più raggiungibile da Milano era quella di Caldara.

E quindi come prima cosa diamo il merito a chi è attento a questi artisti diversamente esclusi.
Parliamo del progetto Corti, Chiese e Cortili, ideato da Teresio Testa, curato dalla Fondazione Rocca dei Bentivoglio con la direzione artistica di Enrico Bernardi (con il quale abbiamo avuto modo complimentarci e di scambiare due chiacchiere) e il sostegno del Distretto Culturale Reno Lavino Samoggia – Città Metropolitana di Bologna e delle Amministrazioni Comunali di Casalecchio di RenoMonte San PietroSasso MarconiValsamoggia e Zola Predosa, della Regione Emilia-Romagna, del Ministero della Cultura e della cooperativa sociale CADIAI.

“Corti, Chiese e Cortili” fa parte di Bologna Estate, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città Metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena. Il tutto in collaborazione con Colline tra Bologna e Modena UIT Colli Bolognesi, con il sostegno di Banca di Bologna.

Detto questo, torniamo alla performance. Siamo arrivati presto perché, considerato il venerdì di esodo, non avremmo mai voluto perderci questo appuntamento. Se si parte presto si arriva presto, per vedere il soundcheck, ma anche prima. Forse troppo prima, tanto da dover andare a cercare un bar per temporeggiare, nella piccola cittadina semi deserta. È bastato il tempo di un caffè e al nostro ritorno Judith e la band erano arrivati alla villa. Lei era “nascosta” nella villa e la band gironzolava intorno al palco.

 

La prima cosa che ci è saltata all’occhio sono stati il tastierista e il bassista. Judith non dovrà mai raccontare ai propri genitori come è andato il concerto, perché loro sono con lei sul palco. Ebbene sì, oltre a John Staten alla batteria, il padre Robert “Pee Wee” Hill suona il basso, e sua madre, Michiko Hill, suona le tastiere. Unimmagine insolita e meravigliosa. Viene da fare il solito pensiero: il talento non basta a garantire il successo di un artista. Ma Judith darà prova di averne a palate, di talento. Così inizia il soundcheck della band e infine ecco arrivare lei. Una meravigliosa creatura afro americana/giapponese con un aggressiva capigliatura afro e la sua Gibson Diavoletto nera stretta tra le mani. Il tempo di imbracciarla e collegarla, due pennate (che suono e che tocco!). Bastano uno sguardo e un piccolo cenno alla band, e il groove inizia a scavare nelle viscere.

Parlavamo di talento: appena inizia il concerto Judith inizia a spararlo come un lanciafiamme. Un talento incandescente, la dimostrazione che – anche se la famiglia l’ha educata, supportata e accompagnata – il successo se lo merita tutto. Una voce che è anche meglio del disco, con un timbro che ricorda Chaka Khan ma con unestensione quasi maggiore. Una padronanza impressionante nei passaggi da acuti a bassi. E poi, quella chitarra che urla, alternando note acute e distorte con lo scandire di un groove funk, come se fosse il carro che traina i buoi. Fino alle incursioni al piano, dove duetta con sua madre tra skating e melodie mozzafiato. Ci sono funk, soul, blues e rock and roll in Judith, talmente tanto da non poter rendere l’idea: forse i video che abbiamo realizzato ve ne daranno prova, seppur in minima parte.
Ogni brano una sorpresa, uno stupore, una gioia.
Il momento più intenso del concerto è stato quando Judith si è fermata e ha raccontato la storia di “Black Widow”, il brano di risposta alle cattiverie lanciatele dalla stampa, che l’ha etichettata “vedova nera” per essere stata vicina a MJ e a Prince prima della loro morte. Una canzone scritta per rinascere da una depressione causata da tutta quella storiaccia, ma soprattutto dalla morte di Prince con il quale aveva stretto un legame fortissimo: la produzione del suo album d’esordio “Back In Time” del 2015 è infatti firmata da Prince, del quale era diventata una stretta collaboratrice. Judith era sull’aereo di Prince quando quest’ultimo ebbe il primo malore, qualche giorno prima della sua morte. Il tono della sua voce rotta dall’emozione ha introdotto uno dei brani più belli e carichi di passione, dolore e rabbia che io abbia mai sentito. Un racconto, uno spaccato di realtà, il tentativo di respingere le accuse e il non accettare di essere probabilmente quella che gli altri dicono, nel dolore profondo di una perdita.

 

 

Judith Hill è un’altra figlia di Prince, che da lui è stata ispirata e poi accompagnata e aiutata a diventare l’artista che è oggi. In lei Prince vive, e lo si sente molto chiaramente: come lui, Judith è l’essenza di quello che di più alto e meraviglioso c’è nella musica. In lei sono racchiusi i più grandi musicisti della storia della musica Black e di sicuro si merita i grandi palchi.

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