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Ma Rainey's Black Bottom

Ma Rainey’s Black Bottom

Un film sul blues, sul dominio bianco e sulle sofferenze del popolo afro-americano nei primi anni del secolo scorso: tutto questo è Ma Rainey’s Black Bottom, il nuovo film di Netflix.

La storia della cantante blues Ma Rainey, protagonista di Ma Rainey’s Black Bottom, nuovo film distribuito da Netflix, è una di quelle vicende che lasciano il segno in quelli che ne vengono a conoscenza. Nata Gertrude Pridgett, Ma Rainey è conosciuta anche come “Mother of Blues”, essendo stata una delle prime cantanti blues di sempre a incidere un disco. Nata nel 1886 a Columbus, Georgia (anche se altri fonti collocano la sua nascita nel 1882 a Russell Count, Alabama) proprio a Columbus, durante l’adolescenza, comincia ad esibirsi negli allora celebri Minstrel Shows, ed è in queste occasioni che comincia a sentire, apprezzare ed amare la musica blues suonata dagli altri musicisti. Nel 1904, a 18 anni, sposa Will “Pa” Rainey (prenderà il soprannome “Ma” proprio dopo il matrimonio), con cui fonda nel 1906 la Alabama Fun Makers Company, con cui comincia a girare l’America e a farsi conoscere. Negli anni ’10 passa spesso da New Orleans, dove ha l’occasione di conoscere mostri sacri del jazz degli albori come King Oliver, Louis Armstrong e Sidney Bechet, incontri che ovviamente avranno una grande influenza su di lei e con cui avrà occasione di collaborare.

Nel 1920 Mamie Smith è la prima cantante blues a realizzare un’incisione. Ma Rainey la seguirà tre anni dopo, dopo essere stata scoperta dal produttore della Paramount Records J. Mayo Williams. Firma così un contratto proprio con la Paramount, con la quale incide parecchia musica. Il 1924 è un anno molto importante per la Rainey: incide tre brani con Louis Armstrong per poi partire per un tour organizzato dal circuito vaudeville Theater Owners Booking Association (TOBA) che, con qualche pausa, durerà fino al 1928. La carriera di Ma Rainey subirà poi un certo declino dagli anni ’30, tanto che nel 1935 la cantante decide di ritirarsi dalle scene, tornando a Columbus, dove negli ultimi anni di vita si occuperà della gestione di tre teatri della città, prima di morire per infarto nel 1939 a 53 (o 57?) anni.

Venerdì scorso è uscito su Netflix Ma Rainey’s Black Bottom, film tratto dall’omonima opera teatrale del 1984. Il film, realizzato dal regista George C. Wolf con la sceneggiatura di Ruben Santiago-Hudson, la colonna sonora di Branford Marsalis e la produzione di Denzel Washington, narra di una calda giornata estiva a Chicago, una giornata in cui Ma e la sua band devono incidere quattro brani. Praticamente tutti gli oltre novanta minuti di film si svolgono quindi nella stessa location, con gli stessi attori: da una parte Ma Rainey (Viola Davis) col nipote Sylvester (Dusan Brown) e la compagna Dussie Mae (Taylour Paige: Ma Rainey era nota per essere apertamente bisessuale), dall’altra la band, composta da Cutler (Colman Domingo), Toledo (Glynn Turman), Slow Drag (Michael Potts) e Levee Greene (Chadwick Boseman) e infine la componente bianca del film, Mel Sturdyvant (Jonny Coyne), ovvero il proprietario dello studio di registrazione, e Irvin (Jeremy Shamos), manager di Ma.

Questa sorta di tripartizione del casting non è casuale, anzi, è piuttosto la rappresentazione di ciò che il popolo afro-americano era costretto a subire nei primi decenni del ‘900. La prima fazione, quella di Ma, rappresenta i pochi neri in grado di ritagliarsi uno spazio nella società e un minimo di rispetto dai bianchi, pur dovendo lottare costantemente per ogni cosa. La seconda, la band, rappresenta la stragrande maggioranza degli afro-americani dell’epoca, inascoltati, incompresi, umiliati, calpestati, sfruttati dalla terza fazione, la popolazione bianca, che detiene il potere, che si serve dei neri per fare i soldi, come la stessa Ma Rainey dice e che contribuisce quotidianamente alla loro indicibile sofferenza. Questo è lo sfondo sul quale si svolge la storia, una storia che, attraverso il blues, ci parla delle dinamiche di razzismo, disuguaglianza, e abuso di potere che ancora oggi portano pesanti strascichi nella società americana (e non solo), dinamiche che prendono vita soprattutto dai racconti e dalle gesta di Levee.

Levee, il trombettista della band, che infatti si rivelerà poi essere uno dei protagonisti dell’intera vicenda, è l’ultimo personaggio interpretato da Chadwick Boseman prima della sua morte per l’aggravarsi di un tumore al colon, avvenuta il 28 agosto di quest’anno. Un Boseman quasi irriconoscibile, mangiato dalla malattia in maniera evidente, e forse proprio per questo autore di una performance particolarmente intensa ed emozionante. Boseman (che ha raggiunto il successo planetario con Black Panther nel 2018) sembra a tal punto coinvolto in alcuni punti del film da far venire la pelle d’oca, in quello che è un’interpretazione di chi sa di essere arrivato quasi alla fine.

Troverete questo e molto altro in Ma Rainey’s Black Bottom, un film che, raccontando una storia, denuncia ferocemente quello che, purtroppo, è un perverso sistema sociale rimasto che negli Stati Uniti è quasi invariato nel corso dei decenni, e ancora oggi risulta difficile da scalfire. Non perdetevi questa perla cinematografica!

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