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Marco Costa Neo Soul Italiano

Marco Costa – Giovani talenti del neo-soul italiano

Giovani talenti del neo-soul italiano: 4 chiacchiere con Marco Costa

Marco Costa è uno dei nuovi talenti della scena neo-soul nostrana. Di origini toscane, ma da tempo residente a Roma, ha partecipato nel 2011 al seminario “Bobby Durham Jazz Festival” ed ha all’attivo notevoli collaborazioni con musicisti del calibro di Rodney Bradley, Gregory Hutchinson e Massimo Faraò. Ha vinto nel 2013 il “Tour Music Fest” nella categoria “Best Singer Of The Year” e nel 2014 ha partecipato al talent-show  Rai “The Voice” nella squadra di Piero Pelù. Il 29 Marzo ha pubblicato un interessante singolo, “ Back Around”, accompagnato da un notevole video che è una tavolozza di immagini variopinte rappresentanti vari aspetti piacevoli della vita quotidiana . Il messaggio che ci vuole comunicare è quello di prendere la vita tra le mani e metterci in gioco in essa. Il 10 Maggio è uscito su Spotify e su tutte le piattaforme streaming il suo nuovo EP intitolato “Ora”. Il lavoro mette a nudo le sue passioni, i suoi desideri e il suo amore per il bello, prendendo coscienza di ciò che ci circonda nel bene e nel male. La musica per lui è anche un invito a non prendere nulla per scontato. Testi e musica sono tutti opera di Marco Costa, che si avvale dei preziosi contributi di Alessandro Pollio e Benjamin Ventura per quanto riguarda arrangiamenti e produzione. Il tutto anche grazie alla forza della voce dell’artista tosco-romano, un ineccepibile falsetto che sa essere ora potente e ora delicato, senza fronzoli.
Ne abbiamo approfittato per intervistarlo e conoscere meglio la sua arte, ciò che lo ispira nella composizione della sua musica.

Quale è stato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che quello era il tuo mondo?
Fin da piccolo all’età di 3 anni con il primo canta tu di Fiorello (per chi se lo ricorda) mi ricordo che cantavo Giorgia. Poi negli anni ho frequentato scuole di canto e musica fino a che ho sentito il desiderio di cimentarmi e specializzarmi in quello che più mi attirava, frequentando stage e clinics riguardanti la black music d’oltreoceano. La parte live stata sempre molto importante per me perché penso che su di un palco si possano sentire e far sentire agli altri tutte le vibrazioni e le emozioni scaturite dalla musica.Ho capito che era il mio mondo fin da subito perché la musica è la compagna della mia vita.

L’esperienza del talent ” The Voice” quali aspetti positivi ti ha portato?
Sicuramente una buona visibilità, ma più che altro il rapporto umano che si è creato con gli altri concorrenti e l’aria che si respirava tra di noi che non era di sfida ma di condivisione.

C’è o ci sono artisti, album in particolare che hai “consumato” e che quindi hanno rappresentato una chiave di svolta nella tua musica?
Pino Daniele é stato per me una grande fonte di ispirazione, che fin da piccolo mi ha accompagnato con la sua musica e mi ha fatto capire che si possono mescolare sonorità che culturalmente non ci appartengono, se dietro c’è uno studio ed una ricerca per farlo.Per quanto riguarda la Black Music Michael Jackson è stato un grosso punto di riferimento insieme a Stevie Wonder, Al Jarreau e Donny Hathaway che con la sua interpretazione di “A song for you” mi fa sempre scendere la lacrimuccia. Invece per la sua parte contemporanea il nome che più rappresenta le mie influenze è il pianista Robert Glasper.
Marco Costa Facebook Page

Francesco Favano

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