Francesco Favano ci racconta Embrya, secondo brillante album del cantante neo soul Maxwell uscito nel 1998.
Era il 1996 quando Gerald Maxwell Rivera, o semplicemente Maxwell, stupì pubblico e critica con il favoloso esordio Urban Hang Suite, classico del neo-soul anni ’90, lavoro che stabiliva un punto di contatto tra tradizione e modernità. Desideroso di stupire e di sperimentare, nel 1998 dava alle stampe un album dal sound ancora più ricercato e rarefatto intitolato Embrya. All’epoca non molto capito per via dei suoi arrangiamenti complessi, venne rivalutato e ristampato in occasione del ventennale della pubblicazione nel 2018. In effetti qui il soul-singer di Brooklyn ha voluto creare qualcosa che non ripetesse il formato del precedente disco, aggiungendoci groove elettronici di drum-machine, e utilizzando spesso un’orchestra d’archi e una sezione fiati a favore di un sound etereo e più articolato.
L’amore in tutte le sue sfaccettature resta sempre la tematica predominante, ma qua e là si aggiungono anche spiritualità ed erotismo di gran classe; il tutto avvalendosi del fidato Stuart Matthewman, già collaboratore storico di Sade. Tra gli undici brani in scaletta spiccano Everwanting: To Want You To Want, dal lungo intro e dal ritmo incalzante e deciso, I’m You: You Are Me and We Are You, ariosa e vagamente latineggiante oltre che con due testi, uno in spagnolo (Maxwell ha origini paterne portoricane) e l’altro in inglese. Il singolo Luxury: Cococure è un perfetto esempio di soul vagamente chill-out, più vicina al sound del primo album è invece Matrimony: Maybe You. Non possono passare inosservati lo strumentale funky Arroz Con Pollo e brani come Know These Things: Shouldn’t You e Submerge: Til We Become The Sun. Caratterizzati da sonorità cupe e oniriche, questi due pezzi valorizzano al meglio il falsetto di Maxwell, che qui si fa più intrigante, carico di pathos e sensualità al tempo stesso. Sound elettronico in Gravity: Pushing To Pull, con drum-machine e basso sintetizzato ipnotici, ottima anche Eachhoureachsecondeachminuteeachday: Of My Life.
All’epoca della sua uscita Embrya divise la critica. Ci fu chi lo considerava un passo in avanti in rispetto ad Urban Hang Suite e chi invece lo considerava pretenzioso, dispersivo e non messo a fuoco. Noi preferiamo meglio schierarci dalla parte dei primi e il tempo sembra anche aver dato ragione a Maxwell. Sì, perché questo lavoro si può considerare avanti musicalmente, un disco che ha anticipato il soul/R&B d’atmosfera di artisti come Frank Ocean, The Internet, Jhenè Aiko e Miguel, tanto per fare degli esempi. Forse l’orecchiabilità non immediata lo rende ostico ai primi fruitori, ma ascolto dopo ascolto riesce a essere accessibile e ripescato a distanza di tempo diventa sempre godibile e mai monocorde. A Maxwell va il merito di essere uno dei più importanti esponenti del neo-soul, grazie ad arrangiamenti che danno importanza a groove, melodia e con lunghe parti strumentali di grande impatto. E riesce sempre a farsi perdonare per essersi fatto desiderare ogni volta con lunghi periodi di pausa tra una pubblicazione e l’altra. Alla fine viene sempre da dire “ne è valsa la pena aspettare…”. Big up bro, non smettere mai di deliziarci con ottima musica!
Francesco Favano