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Michael Kiwanuka

Michael Kiwanuka ritorna con Kiwanuka

Ritorna Michael Kiwanuka con un nuovo album dal titolo “Kiwanuka”

Nato a Londra da genitori ugandesi, classe 1987, Michael Kiwanuka è uno dei talenti più interessanti della scena soul contemporanea. Bill Withers, Terry Callier, Otis Redding, Van Morrison sono alcuni degli idoli nei quali tende maggiormente ad identificarsi. Il suo è infatti un soul retro-moderno in cui riecheggiano le influenze di quegli artisti citati ma con un tocco di personalità in più, senza sconfinare nell’effetto nostalgia. Ci aveva stupito nel 2012 con l’esordio “Home Again”, lavoro di stampo più acustico e influenzato dal folk, poi nel 2016 ha pubblicato l’ottimo “Love & Hate”, d’impronta più psichedelica. Adesso punta ancora più in alto con il nuovo album intitolato semplicemente “Kiwanuka”, uscito il 1 Novembre. Come per il penultimo Michael si affida alla produzione di Danger Mouse, già con nomi come Black Keys e Red Hot Chili Peppers, tanto per fare degli esempi. Le atmosfere si fanno più soffuse, rarefatte e con trame strumentali ancora più psichedeliche, tutto a mettere bene in risalto la calda voce di Michael che impreziosisce il disco suonando diversi strumenti come chitarra, basso, percussioni , organo e sintetizzatori.

Sono 13 le tracce in scaletta (compresi tre interludi) e tra queste si fanno apprezzare l’iniziale “You Ain’t The Problem”, dal mood più afrobeat, e “I’Ve Been Dazed” in cui viene trattato il tema della perdita di identità ma con il coraggio di andare avanti. L’atmosfera si fa più drammatica e allo stesso tempo avvolgente nella super-soul “Piano Joint (This Kind Of Love)”, egregiamente arrangiata con piano e orchestra, ma Michael dimostra anche un’ottima propensione a tematiche conscious come in “Hero”, dedicata a Peter Hampton, attivista americano e militante nel gruppo anti-razzismo delle Black Panthers, che fu ucciso dalla polizia nel 1969. Il brano viene abbellito da sperimentazioni vagamente hendrixiane ed è uno dei pezzi che da solo vale l’acquisto dell’intero lavoro. Imperdibili anche “Hard To Say Goodbye” e la finale “Light” che brilla per arrangiamento e grandi doti interpretative. Michael Kiwanuka ci confeziona così un disco verace, sorprendente e dannatamente soul, un lavoro da assaporare lentamente per coglierne ogni pregio e che dopo ascolti supplementari regala allo spettatore sfumature sempre più diverse.

La lezione dei grandi soul-men del passato si nota pure qui ma viene utilizzata per dare vita a qualcosa di viscerale, per niente artefatto, proiettato verso il futuro. Le tematiche trattate acquisiscono maggiore spessore, un’ulteriore prova di maturità per il soul-singer britannico che si mette a nudo cantando argomenti più introspettivi e cupi ma in cui traspare un grande desiderio di vivere. Michael ci mette anima e cuore in quello che fa e con la sua classe e il suo buongusto dà una scossa all’odierna scena soul, insegnandoci come sia ancora possibile al giorno d’oggi produrre musica che emozioni e muova gli animi e le coscienze. “Kiwanuka” si ritaglia uno spazio tra le migliori uscite soul discografiche dell’anno e ci spinge ad augurare al nostro una brillante e soddisfacente carriera. Bel colpo Michael, continua così!!!

Francesco Favano

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