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“Midnight Love” fu la rinascita di Marvin Gaye

Dopo un periodo di depressione e tossicodipendenza, Marvin Gaye agli inizi degli anni ’80 si trasferì in Belgio, dove partorì un disco dal sapore di rinascita

Siamo alla fine degli anni ’70 un periodo non facile per Marvin Gaye. La tossicodipendenza, la depressione in seguito ai due matrimoni falliti e i problemi col fisco avevano preso il sopravvento. In più c’erano anche i dissapori con la Motown, che nel 1981 pubblicò (senza il suo permesso) l’album In Our Lifetime. Infuriato da ciò, Marvin decise di recidere il contratto con l’etichetta di Berry Gordy. Agli inizi anni ’80 , mentre si trovava a Londra in seguito a una tounèe europea, ricevette la visita di un promotore belga di concerti, Freddy Cousaert. Notandolo depresso e fisicamente provato dalla droga, gli propose di andare con lui a Ostenda, in Belgio, anche per proporgli un rilancio artistico. Lì Marvin Gaye ebbe modo di risolvere i suoi problemi legati alla tossicodipendenza e riunì un paio di musicisti, tra cui Harvey Fuqua, suo fidato collaboratore di vecchia data. Cominciò  insieme a loro a lavorare a un paio di brani nuovi per un disco che avrebbe dovuto simboleggiare la sua rinascita. Ottenne così un contratto con la Columbia Records e da lì iniziò la genesi di Midnight Love, uscito nel 1982 e di cui parleremo oggi qui sul blog. Marvin Gaye decise che questo nuovo album avrebbe dovuto avere un taglio differente dagli ultimi precedenti, più personali e introspettivi. Doveva essere un’opera  più briosa, allegra, da ballo e da festa ma che allo stesso modo manifestasse la sua spiritualità e voglia di cambiamento. In quei periodi era rimasto affascinato dalle sonorità elettroniche dei Kraftwerk e dal reggae del mitico Bob Marley. Gli furono inviati strumenti come la drum-machine TR808 e il sintetizzatore Jupiter 8. Pur non avendo molta dimestichezza con la tecnologia, Marvin si fece aiutare dalla sua squadra nell’utilizzo e riuscì a regalare ai suoni sintetizzati un’anima e un groove caldo e passionali.

Potremmo parlare di Midnight Love come di un aggiornamento anni ’80 di Let’s Get It On (1973), in quanto le tematiche prevalenti sono anche qui l’amore e la passionalità carnale e sensuale, tutto con l’aggiunta di una ritrovata dimensione mistica, sacro e profano che vengono mischiati in maniera brillante. E potremmo parlare di questo disco come un lavoro, per certi versi, “proto neo-soul”, per il fatto di saper essere collegato tra classicismo soul delle decadi precedenti e l’uso efficace della tecnologia in studio. Le otto tracce presenti sono una chiara dimostrazione di intenti, un modo per esprimere una ritrovata voglia di vivere, e allora come non lasciarsi trasportare dalla ballabilità di pezzi come Midnight Lady e Rockin’ After Midnight, in cui sezione fiati e suoni sintetici riescono a compensarsi bene tra loro, oppure dal singolone Sexual Healing, in cui mai prima d’ora una drum-machine è stata così sensuale. C’è spazio anche per la ballata dannatamente soul Til Tomorrow (che nel 1999 verrà riletta dall’ottimo Chico DeBarge), con un pathos che ti entra fino al cuore, e la mid-tempo Turn On Some Music, in cui viene trattato il binomio tra sensualità carnale e l’ascolto di musica. La reggae-oriented Third World Girl è un omaggio alla Giamaica e a Bob Marley, mentre la spiritualità e la gioia di vivere è l’elemento trainante dell’uptempo festoso di Joy. Il disco si chiude con My Love is Waiting, anch’essa influenzata dal gospel e contenente un sentito ringraziamento al Signore.

 

Ogni cosa in Midnight Love parla da sola. Sembra che non ci sia traccia dei demoni che fino ad allora affligevano il soul-singer di Washington, è un disco che ci fa capire quanto altro avrebbe potuto offrirci Marvin, se non fossero state due anni dopo (il giorno prima del suo compleanno) le mani omicide del padre a portarcelo via, in seguito a una lite furibonda per futili motivi. Ma quel che più conta è la consapevolezza che la sua arte sia senza tempo. E notare come tuttora molti artisti successivi a lui e anche le nuove leve non smettano mai di trarne insegnamento, è qualcosa che ci allieta e che ci fa capire come la bellezza sia sempre capace di andare oltre le mode, rinascendo di volta in volta ancora più splendente di prima. E quindi canta ancora per noi caro Marvin, la tua musica sarà sempre la migliore medicina contro ogni negatività. All hail to you, bro!

Francesco Favano

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