Non si smette mai di parlare di Prince. A cinque anni dalla sua dipartita la sua musica è più viva che mai, grande è l’eredità artistica e discografica che ci ha lasciato. In estate uscirà infatti un suo album postumo, un disco di inediti tenuto per anni nel cassetto, Welcome 2 America. Oggi però, qui sul blog The Italian Soul, vogliamo ricordarlo con un lavoro all’epoca sottovalutato ma col tempo riabilitato. Si tratta di The Rainbow Children, uscito nel 2001 e originariamente venduto on-line. Ai più forse quest’opera potrà non dire niente, ma i fan accaniti del Folletto la annoverano tra i suoi album degni di essere riscoperti. Negli anni ’90 Prince era in guerra con lo show-business. Rifiuta il suo nome, sceglie un simbolo dell’unione uomo-donna e una strana sigla, TAFKP, che sta per The Artist Formerly Known As Prince ( l’artista precedentemente conosciuto come Prince). In quei periodi era solito esibirsi ai suoi concerti con la scritta “Slave” (Schiavo) sulla guancia, per dichiararsi appunto schiavo della sua etichetta di allora, il colosso Warner Bros. Inizia così a vendere la sua musica solo tramite Internet, come appunto succede per The Rainbow Children, che tuttavia arriverà poi anche nei negozi classici.
Quest’opera stupisce per le sue tematiche spirituali (all’epoca il nostro diventò Testimone di Geova) e per i messaggi anti-razzismo e appartenenti alla filosofia New-Age. Cifra stilistica predominante è un sound che occhieggia al jazz e alla fusion, grazie all’apporto di musicisti straordinari come il compianto batterista John Blackwell, il mitico bassista Larry Graham jr, il sassofonista smooth-jazz Najee e la calorosa sezione fiati degli Hornheadz. Tra i pezzi meritevoli di menzione spiccano brani jazzati come la title-track Muse 2 The Pharaoh, con tematiche che richiamano all’egittologia e un sound reminescente di D’Angelo, e pezzi nel suo più classico stile funky come The Work Pt.I e 1+1+1 is 3, dal groove ipnotico e incalzante. Le atmosfere soul vengono fuori in canzoni come The Sensual Everafter, Mellow e She Loves 4 Me, ancora tanto funk poderoso in The Everlasting Now, otto minuti e diciotto secondi all’insegna dell’adrenalina più pura. Molti brani del disco vengono collegati da una voce rallentata, come a narrare le tematiche presenti del lavoro, una trovata forse evitabile ma che comunque riesce a non penalizzare il tutto. Volendo trovare anche altri difetti si potrebbe parlare della sua non facile assimilabilità e della mancanza di hit-singles. Ma questi difetti potrebbero anche essere allo stesso tempo punti di forza, in quanto è un’opera che sfugge alle mode del periodo e invita il fruitore a dare un ascolto più attento, può risultare ostica ai primi approcci, ma col tempo riesce a ritagliarsi un posto di rilievo nella sconfinata discografia di Prince.
Nonostante il 21 Aprile di cinque anni fa il Folletto di Minneapolis abbia lasciato questo mondo, tuttora continua a vivere e a guidarci nel sentiero della bella musica. E la sua influenza nel neo-soul e nel contemporary R&B è sempre più viva che mai. Quindi, caro il nostro Prince, non possiamo fare altro che esserti sempre grati per il grande patrimonio musicale-artistico donatoci. Che la tua musica possa sempre vivere in eterno. Thank you so much bro!
Francesco Favano