“The Renaissance”, il capolavoro di Q-Tip a sedici anni dalla sua uscita
Qui su The Italian Soul non abbiamo mai mancato di esprimere la nostra stima per il rapper Q-Tip, uno degli MC più stilosi della storia dell’hip-hop e della black music in generale. Vi parlammo tempo fa del capolavoro del suo gruppo A Tribe Called Quest, intitolato “The Low End Theory” (1991), grande album hip-hop ricco di beats e suoni in grande stile e debitore del jazz. Perché Jonathan Davis (diventato in seguito alla sua conversione all’Islam Kamaal Ibn John Fareed), classe 1970, conosciuto appunto con il nome d’arte Q-Tip, ma anche The Abstract, ha il jazz dentro: nel suo modo di fare rap c’è tanto senso del jazz. Basti pensare al suo flow e alla sua voce, pacati, sussurrati e che spesso sembrano scat jazzistico, qualcosa che lo accomuna un altro grande rapper, l’indimenticabile Guru, anch’egli ricco di vena jazzistica. Oppure, portando un esempio al femminile, potremmo citare l’altrettanto stilosa Bahamadia. Q-Tip inizia la sua produzione solista nel 1999 con il sottovalutato “Amplified”, per poi continuare con un album altrettanto incompreso intitolato “Kamaal The Abstract”, lavoro di stampo jazzistico che prediligeva la strumentazione live.
Q-Tip sa fondere entrambe queste anime nel suo stile, usando sia campioni che campionando e ricomponendo registrazioni di strumenti live, qualcosa che già era evidente dall’album “The Low End Theory”, in cui venne chiamato Ron Carter, grande contrabbassista jazz. Altra grande peculiarità del rapper statunitense sono i suoi testi, ricchi di spessore, colti e di stampo filosofico, esoterico e introspettivo. Con “The Renaissance”, protagonista dell’articolo di oggi, Q-Tip evolve ulteriormente il suo stile grazie a tracce come “Gettin’ Up”, o come la soulful “You”.
Degni di nota anche il pezzo con Norah Jones intitolato “Life Is Better”, mentre troviamo grandi assi del neo-soul come D’Angelo e Raphael Saadiq rispettivamente in “Believe” e “We Fight / We Love”. Ottima anche “Manwomanboogie”, con il featuring di Amanda Diva, un’altra delle tracce più rappresentative di questo eccellente album. In “The Renaissance” Q-Tip ha fatto le cose in grande, merito del suono caldo che ne viene fuori, un groove vellutato ma soprattutto denso di soul, grazie a una struttura che predilige sample, tastiere, basso e chitarre e grazie anche a ottimi musicisti della scena black contemporanea come: Mark Colenburg, che suona la batteria e tastiere live in diversi pezzi del disco, il chitarrista Kurt Rosenwinkel, il pianista Robert Glasper (il suo inconfondibile tocco magico in tracce come “You” e “Life is Better”) e il bassista Derrick Hodge. Anche lo stesso Q-Tip suona a più riprese strumenti come basso, batteria, tastiere e drum machine dando prova di essere molto più che un rapper, lui è uno che la musica la conosce proprio alla grande, oltre a occuparsi in prima persona della produzione, e nella copertina lo dimostra perfettamente ritraendolo con il mitico campionatore MPC della AKAI.
“The Renaissance” è un disco che scorre fluido, ben calibrato e che evita manierismi patinati, grazie anche a una produzione sobria ed equilibrata. È un lavoro che è sempre un piacere ri-ascoltare, e che conferma le grandi doti artistiche e compositive di Q-Tip, oltre alla grande classe del suo sound che rende appetibile quest’opera non solo agli amanti del rap più puro, ma anche agli amanti del neo-soul e del jazz contemporaneo. E noi non smetteremo mai di esprimere la nostra grande stima per Q-Tip, un vero fuoriclasse, un outsider, uno che ha sempre saputo mantenere intatte la sua dignità e la sua coerenza artistica donandoci opere di grande spessore, sia soliste che con gli A Tribe Called Quest.
Francesco Favano