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Questlove compie 50 anni! – Illadelph Halflife – Back in the Days

Festeggiamo il cinquantesimo compleanno di Questlove andando a riscoprire Illadelph Halflife, terzo album dei The Roots

Ahmir Khalib Thompson, conosciuto anche come Questlove, quest’anno compie 50 anni. Nato a Philadelphia il 20/01/1971, batterista dotato di tecnica eccezionale, è il leader della band hip-hop The Roots, gruppo che ha sposato il concetto di rap suonato con vera strumentazione, fedele allo spirito funk, soul, jazz e raramente campionato. Questlove respira musica sin dalla più tenera età, forte anche del background jazzistico da parte dei genitori, che non vollero mai affidarlo a una babysitter e preferirono portarlo con sè ai concerti. In quel periodo familiarizza con la batteria, sviluppando col tempo un proprio stile personale. Per affinare le sue capacità artistiche frequenta, durante l’adolescenza, la Philadelphia High School for the Creative and Performing Arts, dove avrà come compagni il contrabbassista jazz Christian McBride, i Boyz II Men, la cantante neo-soul Amel Larrieux e il rapper Black Thought, con il quale formerà la band The Roots.

E’ proprio della sua band che vogliamo parlare in questo articolo, raccontandovi uno dei loro lavori meglio riusciti, intitolato Illadelph Halflife, uscito nel 1996. Le influenze jazzy dei primi album Organix (1993) e Do You Want More??!!!?? (1995), qui vengono portate a livelli superiori. Di Illadelph Halflife stupiscono le capacità liriche e metriche dei rapper Black Thought e Malik B, la massiccia presenza del piano Rhodes e le ritmiche precise e ossessive di Questlove. Brani come Respond/React e la cupa Section ne sono una conferma, ma il meglio viene da pezzi come It Just Don’t Stop, con i cori di Fatin Dantzler (Kindred The Family Soul) e un brillante tappeto sonoro jazzato, ed Episodes, impreziosita dalle calde voci delle Jazzyfatnastees. Sublime anche Push Up Ya Lighter, pregna di atmosfere “subacquee” e con la partecipazione della rapper Bahamadia, dal caldo flow e sussurrato. In What They Do, arricchita dal refrain di Raphael Saadiq, Black Thought critica l’industria discografica del periodo, mentre i vocalizzi simil-operistici di Amel Larrieux donano magia all’ottima Concerto of the Desperado, dalle atmosfere melodrammatiche e suggestive. Non possono passare inosservati pezzi come Clones, dal piano incalzante e dai decisi e agguerriti controtempi di Questlove, No Great Pretender, con la ritmica e la tromba vocale del rumorista Rahzel The Godfather Of Noyze, e la morbida The Hypnotic, con i vocalizzi e le tastiere di D’Angelo. Si arriva alla fine con lo strumentale jazz-fusion One Shine e The Adventures in Wonderland, una poesia di Ursula Rucker. Proprio con lei, infatti, i The Roots, durante i primi anni, erano soliti chiudere i loro dischi.

Che altro dire…Nonostante la lunga durata (rasenta i 79 minuti), Illadelph Halflife si lascia ascoltare con grande curiosità. Anche dopo ripetuti ascolti risulta stimolante e coinvolgente. Il lavoro trae linfa dalla sua imprevedibilità, dal suo spiccato senso del groove e dalla vena jazzistica. Anche le tematiche trattate acquisiscono maggiore forza, facendosi a volte più pungenti e sagaci, oltre che toccare per la prima volta problemi sociali e legati all’industria discografica. Le doti liriche di Black Thought e del compianto Malik B, rapper dotati di una lucida e ispirata poetica urbana, fanno la differenza. Consigliamo l’ascolto di questo disco a chi volesse approcciarsi per la prima volta al sound dei The Roots, insieme al suo celebratissimo sequel Things Fall Apart (1999). E’ il miglior modo per celebrare il compleanno di Questlove, eclettico e geniale batterista e polistrumentista, oltre che dj, produttore, giornalista, insomma un uomo dalle mille sorprese. Happy birthday and all the best to you, dear brother!  

Francesco Favano

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