“The Dude” era il soprannome di Quincy Jones e anche un meraviglioso album funk.
Arrangiatore, direttore d’orchestra, compositore, trombettista, produttore, imprenditore, attivista. Sono molteplici i volti del mitico Quincy Jones, una delle personalità più importanti e celebrate della black-music, ma anche di tutto il pop in generale. Potevamo, qui su The Italian Soul, esimerci dal celebrarlo, visto che giorno 14 Marzo ha spento 90 candeline? Ovviamente no. La carriera di Quincy inizia sin dall’adolescenza, all’età di 14 anni, quando a Seattle esordisce esibendosi con il mitico e indimenticabile Ray Charles, con il quale formerà un duo jazz. Sono tanti gli artisti con i quali Mr. Q ha collaborato, basti pensare a nomi come Dizzy Gillespie, Miles Davis, Count Basie. Oppure Charles Aznavour, Jacques Brel, Henry Salvador, Sarah Vaughan, Betty Carter, Dinah Washington, Frank Sinatra, Barbra Streisand, Clifford Brown… Anche nomi italiani come Tony Renis, Lara Saint Paul, Tullio De Piscopo, Pino Presti hanno avuto il grande onore di affidarsi a lui. Meritevole di menzione è il suo contributo alla trilogia di album di Michael Jackson che va dal 1979 al 1987 (“Off The Wall”, il celebratissimo “Thriller” e “Bad”), oltre al fatto di aver lanciato artisti come James Ingram, Tevin Campbell, Keith Washington, Tamia, tra gli altri.
E non si contano nemmeno i Grammy Awards ottenuti, le varie lauree ad honorem, i suoi contributi a colonne sonore cinematografiche e da ricordare è anche il suo ruolo di attivista per i diritti civili e le giuste cause, come il supporto a Martin Luther King e Nelson Mandela e l’impegno a favore delle popolazioni africane nel progetto USA for Africa con il classico “We Are The World”, in cui ha coinvolto grandi nomi della musica. Oggi vi traghetteremo nel 1981, raccontandovi di uno dei suoi album più significativi, in cui dà libero sfogo alle sue grandi qualità di produttore e arrangiatore. L’album con il quale celebreremo il suo compleanno è “The Dude”, che è appunto anche uno dei soprannomi del mitico Quincy Jones. Sono 9 le tracce in scaletta, 9 tracce che si muovono tra soul, R&B, pop, disco, funk e jazz e tra queste come non ricordare la latineggiante e super-groovy “Ai No Corrida”, oppure la title-track, impreziosita dall’uso efficacissimo del proto-rap, del vocoder e dei sintetizzatori grazie a Stevie Wonder, autore anche di “Betcha Wouldn’t Hurt Me”(brano affidato alla bella voce di Patti Austin) e anche qui presente con le sue magie alle tastiere. Non dimentichiamo nemmeno tracce come “Razzmatazz”, con ancora presente Patti Austin e il suo poderoso groove post-disco, la melodica “One Hundred Ways”, con la voce di James Ingram e le atmosfere smooth-jazz notturne di “Velas”, pezzo strumentale che fu di Ivan Lins e che qui trae maggiore linfa grazie al solo di armonica e al fischiettato di Toots Thielemans.
Che altro c’è da dire? Non saranno mai abbastanza i ringraziamenti che possiamo dare a una grande figura come quella di Quincy Jones, un artista capace di mantenere intatta la sua classe e il suo buon gusto per la grande musica, un maestro nel sapersi misurare sia con le generazioni del jazz classico, che con il soul, il funk, i suoi affini e anche il pop e le generazioni hip-hop. Con queste ultime saprà stabilire un punto di contatto nell’ottimo album “Back To The Block”(1989), in cui grandi nomi del jazz incontrano i rapper più quotati del periodo. In “The Dude” ogni minimo particolare parla da solo. Oltre alla scelta accurata delle sonorità e dei brani, basta anche scorrere tra i crediti nomi da capogiro come Steve Lukather, il già nominato Stevie Wonder, le sezioni fiati di Jerry Hey e Bill Reichenbach, Rod Temperton, Michael Boddicker, Herbie Hancock, Michael Jackson (ai cori nella title-track), Larry Williams, Ernie Watts, Paulinho Da Costa, Patti Austin e James Ingram (si può dire che in questo disco abbia cominciato a spiccare il suo volo discografico) e tanti altri. E possiamo semplicemente mostrarci grati al meraviglioso Quincy Jones per aver saputo innovare il pop e la black-music come pochi altri, per averci deliziato scoprendo artisti meravigliosi e per aver saputo tirare fuori dal suo cilindro magico tante belle chicche. E a lui vanno i nostri più che sentiti auguri di buon compleanno. All the best to you forever and ever, Mr. Q!
Francesco Favano