CRYBABY, l’ultimo album di Rae Khalil è una boccata d’ossigeno tra rap e soul a 360°.
Rae Khalil, all’anagrafe Kenya Rae Johnson, proveniente dalla California, è uno dei nuovi talenti della scena neo-soul e contemporary R&B. Pupilla di Anderson.Paak, con il quale condivide l’appartenenza all’etichetta Apeshit (fondata da quest’ultimo), è dotata di una vocalità sensuale, calda e avvolgente. Importanti per il suo bagaglio artistico gli ascolti del soul della Motown dei tempi d’oro, di grandi voci come Luther Vandross, Anita Baker (trasmesse dai suoi genitori), ma anche di grandi nomi del periodo d’oro del neo-soul come Lauryn Hill, Erykah Badu, Jill Scott, tra gli altri. Da menzionare anche le collaborazioni con il progetto di Anderson.Paak e Knowledge denominato NxWorries, per i quali ha prestato la sua voce nei brani “OutTheWay” e “WalkOnBy”. Nel 2024 ha pubblicato il suo terzo album intitolato “CRYBABY”. In 13 brani, per circa 42 minuti di musica, Rae esprime la sua creatività nel migliore dei modi grazie a pezzi groovy e sensuali come “Is It Worth It” e “Carpinteria”.
Quest’ultimo pezzo si avvale della collaborazione del rapper Freddie Gibbs e della batteria di Anderson.Paak, che, come abbiamo detto, è il suo mentore, ed è caratterizzato da una base ricca di groove e suoni di gran classe, adatti a supportare la vocalità di Rae Khalil, a tratti quasi tendente al rap, e che tratta di amore e sensualità carnale in maniera non banale. Ottime anche “She’s A Bore”, che parte nell’intro quasi a cappella per poi dare vita a un sound R&B-gospel vintage con belle parti di pianoforte, mentre “Come Home”, con la partecipazione di Khal!, ha un sound che attinge al “New Jack Swing” tipicamente fine anni ‘80 e primi ‘90. Degne di menzione anche “It Is What It Is” (con la partecipazione di Benny Sings e Tiana Major9), “Know You”(con l’immancabile Anderson.Paak) e la conclusiva “Bittersweet”, degno omaggio al neo-soul primi anni ‘2000. Rae Khalil ci offre un lavoro che ripesca a piene mani dalle sonorità black tipicamente anni ‘90 e ‘2000, dando prova delle sue grandi doti artistiche. Sono solo 42 minuti di musica, ma pur nella sua brevità, “Crybaby” si dimostra un lavoro intenso e ben messo a fuoco.
C’è anche presenza di autotune, ma non risulta mai invadente e nè fuori contesto, in quanto dalla sua Rae ha anche una pregevole timbrica vocale. Al di là di varie produzioni plastificate che dominano il mercato, gli amanti del soul dei giorni nostri, quello più genuino, possono essere deliziati da una parte con il cosiddetto “retro-soul” con richiami ai mitici anni ‘60 e ‘70, e dall’altra parte con il ritorno alle sonorità del neo-soul anni ‘90 e ‘2000. Rae Khalil si inserisce in questa seconda categoria, ma non si tratta di mera operazione nostalgica, in quanto la vocalist californiana dimostra di saper maneggiare queste sonorità risultando autentica, donando loro un tocco di freschezza e contemporaneità che non guasta. Possiamo quindi ringraziare Anderson.Paak, che oltre ad averci stupito negli ultimi anni con produzioni a suo nome di alto livello, con i Silk Sonic (progetto condiviso con Bruno Mars), i NxWorries, il duo Domi & JD Beck, ha avuto la brillante idea di aprire le porte a Rae Khalil, voce alla quale auguriamo ogni successo e tante soddisfazioni.
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Francesco Favano