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SAULT – Untitled (Rise)

Untitled (Rise) è il nuovo album del collettivo soul/funk londinese SAULT, avvolto da un alone di mistero ed anonimato.

In un’epoca in cui la sovraesposizione mediatica, la cultura dell’immagine e il bisogno di apparenza fanno da padroni non è assolutamente facile trovare artisti o band che vogliano rimanere nell’ombra e nell’anonimato, a meno che non sia una mera scelta di marketing (vedi Liberato). Eppure, come in tutto, esistono le eccezioni. E l’eccezione in questione è la band di cui vogliamo parlare oggi: i SAULT. 
Non si sa molto di questo eclettico collettivo dell’underground musicale di Londra, che fa della militanza un valore fondante, se non che ha collaborato con il produttore INFLO (già visto con Michael Kiwanuka), che dona i guadagni prodotti dalle vendite dei dischi in beneficienza e che non fa auto-promozione, se non sporadicamente attraverso i social. Lo stile musicale dei SAULT è un omaggio multi-sfaccettato ai numerosi stili che fanno parte della musica black. Lo si può notare anche in Untitled (Rise), uscito lo scorso 18 settembre, il quarto progetto della band negli ultimi 18 mesi mesi dopo (2019), 7 (2019) e Untitled (Black Is) (giugno 2020, una risposta all’omicidio di George Floyd), dove troviamo influenze di ogni tipo che vanno dalla disco-music, al funk, dall’r&b alla psichedelia, dal soul all’hip hop, fino a raggiungere atmosfere più esotiche e tribali, di estrazione sud-americana e africana. Tra i numerosi pezzi che compongono l’album spiccano perle come Son Shine, un omaggio funk/soul agli anni ’70, e Free, brano costruito sul celeberrimo sample di batteria del brano Funky Drummer di James Brown.

https://youtu.be/QDGkmk23DDY

E’ evidente, anche osservando lo stile comunicativo del collettivo sui social, come sia l’impegno politico e sociale uno dei principali scopi. La celebrazione e la rivendicazione di una tradizione profondamente nera come quella musicale diventa lo strumento per far sentire la voce di un’intera comunità, che non è più solo quella degli afro-americani, ma è piuttosto globale; non a caso, come abbiamo già anticipato, i SAULT sono londinesi, non americani. Un esempio potente di come Black Lives Matter non sia solo un hashtag di tendenza, ma piuttosto un imperativo in grado di unire e cambiare il mondo, che sia attraverso le parole, le azioni, o la musica, come nel caso dei SAULT.

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