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Sly & The Family Stone – Stand (1969)

Stand! – Sly & The Family Stone – Back in the Days

Stand! (1969) degli Sly & The Family Stone: un capolavoro musicale che chiama l’ascoltatore a combattere contro l’oppressione razziale.

In questi giorni in cui finalmente la lotta per i diritti civili è prepotentemente tornata nelle piazze, forse come mai prima d’ora, non è casuale che sul blog di The Italian Soul si parli di questo disco, un disco che porta nel titolo un chiaro monito per tutti coloro che ascoltano: Stand!, ovvero “alzati”, “resisti”, “combatti” a fianco di chi per secoli è stato oppresso da un sistema impregnato di ingiustizia.

“Stand
You’ve been sitting much too long
There’s a permanent crease in your right and wrong”
Lo Staff di The Italian Soul

Non saprei dire se sia rhythm ‘n blues, né se sia rock o pop. Nemmeno io so cosa sia”. Queste furono le parole di Sylvester Stewart, leader della band Sly & The Family Stone, a proposito di Stand! (1969), loro best-seller e album veramente compiuto dopo un paio di dischi meno fortunati. In effetti quest’opera, per il suo sound multisfaccettato, sfugge a qualsiasi definizione. Troviamo un cocktail esplosivo di soul, R&B, funk, rock e psichedelia oltre che un chiaro messaggio che invita ad alzare la testa, andare avanti e farsi valere per i propri diritti. Il tutto in un contesto come quello della fine degli anni ’60, durante il periodo degli hippie e delle Black Panthers. Sylvester Stewart dava voce al suo popolo grazie a pezzi come la title-track, robusto rhythm n’ blues con una sezione fiati da urlo e con il funk-rock allucinato di Don’t Call Me Nigger, Whitey, dal chiaro messaggio anti-razzismo e impreziosita da vocalizzi filtrati dal vocoder, quasi avvicinati al suono di una chitarra elettrica.


Impossibile resistere anche a brani come il singolo I Want To Take You Higher, Sing a Simple Song e You Can’t Make If You Try, caratterizzati da groove esplosivi. Più pop è invece Everyday People, un invito all’uguaglianza tra popoli grazie a una melodia solare e accattivante. Un discorso a parte merita Sex Machine, unico pezzo strumentale del disco, 13 minuti e 47 di funk-rock allo stato puro con un riff ossessivo, chitarre wha-wha all’acido lisergico e con il vocoder che ancora una volta fa la parte del leone. Che altro aggiungere…  Stand! è un brillante lavoro in cui ispirazione, energia, rabbia e impegno militante trasudano alla perfezione, grazie a un sound dal quale artisti come Prince, D’Angelo, Lenny Kravitz e Keziah Jones impareranno molto, oltre che essere un album tuttora attuale vista la situazione  che si vive oggi negli USA e non solo. Sylvester Stewart, attraverso questo disco cerca di incitare il suo popolo a farsi sentire, a non rimanere passivo, ben consapevole che ognuno di noi porta una croce e che quindi dobbiamo sempre avere la forza di risorgere più forti di prima.

https://youtu.be/14yEO8nfqxE

Il messaggio di uguaglianza viene fuori anche nella scelta dei componenti della band, una formazione composta da parenti e amici e soprattutto multi-razziale. Stand! esce quattro mesi prima della memorabile esibizione del gruppo al leggendario festival di Woodstock, insieme ad artisti del calibro di Janis Joplin e degli Who, tra gli altri. Dopo questo lavoro Sylvester Stewart e la sua band continueranno con ottimi lavori come There’s a Riot Goin’ On (1971), quasi un continuum con il precedente, e Fresh (1973), meno psichedelico e meno rabbioso, ma comunque un ottimo disco. Successivamente la band andrà verso un lento e inesorabile declino, con alcuni ritorni discografici non proprio fortunati e brillanti.

A questo si aggiunsero anche i problemi legati alla tossicodipendenza, alla legge e alla bancarotta finanziaria di Sylvester Stewart. Stand!, resta l’apice della sua carriera con un suono in grado di avvicinare il soul al rock come pochi, un perfezionamento del funk creato da James Brown e che aprirà la strada ai Funkadelic di George Clinton, anche loro abili nell’unire funk e rock grazie a un suono esplosivo e che farà scuola. Notevole l’influenza che eserciterà nell’hip-hop, grazie ai vari campionamenti da parte di molti rapper. La musica è sempre il miglior modo per comunicare e muovere le coscienze e con questo disco Sly ci riesce alla grande!

Francesco Favano

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