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The Roots

The Roots all’Umbria Jazz

Reportage dello spettacolare live dei The Roots a Umbria Jazz.

Venerdì scorso mi è successo di vincere un biglietto per il concerto dei The Roots (grazie DLSO!!), che avrebbero suonato esattamente 24 ore dopo a Perugia nell’ambito del celebre festival Umbria Jazz, che ogni anno porta in Italia artisti di calibro assoluto. Dopo una crisi d’ansia e qualche migliaio di telefonate e mail, si decide: partenza alle 11 di sabato, direzione Umbria. Finalmente posso vedere dal vivo Questlove, uno dei miei batteristi preferiti.
Dopo un lungo viaggio, un po’ di riposo e una cena veloce, via in macchina verso l’arena di Santa Giuliana, lo splendido e caratteristico luogo preposto per il concerto. Alle 21.40 circa, dopo un riscaldamento a base di DJset soul e funk, la scena è finalmente dei nostri beniamini. Il concerto parte a razzo, senza tanti convenevoli nè complimenti, e continua in un crescendo costante e trascinante, senza lasciare spazio ad alcun tipo di pausa per tutte le due ore di durata dello show. Se durante la prima mezz’ora i pezzi mantengono una loro logica e forma riconoscibile, successivamente il delirio assale i musicisti, guidati comunque dalla sapiente direzione di Questlove, i quali cominciano a tirare fuori una chicca dopo l’altra e ad entusiasmare il pubblico; in mezzo ai successi della band quali “The Next Movement” e “You Got Me” (comunque rivisitati e riarrangiati) troviamo perle assolute come le rivisitazioni di “Sweet Child ‘o Mine” dei Guns’n’Roses, “Immigrant Song” dei Led Zeppelin o “Move On Up” di Curtis Mayfield. La band si diverte sul palco e fa divertire il pubblico sotto fino allo sfinimento. Due ore di Black Music d’eccellenza che dovrebbero essere vissute da ogni amante del genere.
Sono passati tre giorni dal concerto, eppure non posso fare a meno di pensarci quasi costantemente per cercare di rivivere l’emozione che mi ha dato. Non posso fare a meno di pensare che ho visto uno dei gruppi più importanti e influenti della musica nera, che ho avuto a pochi metri il batterista co-autore e produttore del mio disco preferito, “Voodoo”. E mi viene anche da pensare quanto sia bella e potente la musica, e questa cosa mi renda felice. Non male per essere solo un concerto, che dite?

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