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Vulfpeck – The Joy of Music, The Job of Real Estate

E’ uscito oggi The Joy of Music, The Job of Real Estate, il nuovo album della band funk statunitense Vulfpeck.

Eccola di ritorno una delle band funk/soul più amate al mondo. Milioni sono i contatti, se si sommano i mi piace su Facebook, le iscrizioni su Youtube e i seguaci su instagram, che l’hanno resa a tutti gli effetti un piccolo, grande fenomeno mediatico e musicale, soprattutto grazie al loro particolare stile comunicativo che punta molto su ironia, spensieratezza e amore per un certo tipo di estetica (sonora e visiva) che si rifà agli anni ’70-’80, unita ad una grandissima preparazione musicale. Loro, nel caso non l’aveste ancora capito, sono i Vulfpeck, e oggi hanno pubblicato il loro quinto album in studio in sei anni, The Joy of Music, The Job of Real Estate. E no, non provate troppo a trovare un senso in questo titolo, almeno per quanto riguarda la seconda parte.

Sono molte le iniziative strambe, ma quasi sempre geniali, che hanno contribuito a far conoscere il nome della band di origine ebraico-tedesche nel mondo. Una su tutte è il progetto Sleepify, un EP contenente sostanzialmente il nulla pubblicato su Spotify nel 2014. L’impresa fece tanto clamore che la stessa Spotify si sentì in dovere di rimuovere le tracce dopo un mese di numeri vertiginosi (si parla di milioni di stream). L’ultima trovata di Jack Stratton e compagni riguarda invece proprio il nuovo album. Il 7 agosto di quest’anno, infatti, i Vulfpeck hanno messo all’asta una traccia del nuovo disco (la numero dieci, Off and Away) su Ebay. Un evento che è stato ovviamente riportato da numerosi media, e che ha tenuto virtualmente incollati migliaia di fan, curiosi di sapere l’esito dell’asta. Bene, il brano esattamente un mese dopo (il 7 settembre scorso) per più di 70.000 dollari. Una mossa geniale che ha permesso alla band non solo di guadagnare dal punto di vista economico, ma anche di promuovere l’uscita del nuovo album in una maniera molto efficace.

Il disco in questione è composto da dieci tracce e contiene collaborazioni eccellenti (altro punto di forza del collettivo) come quelle con la leggenda Bernard Purdie, o con la band alternative-rock newyorchese Earthquake Lights o ancora col sassofonista Eddie Barbash (Late Show with Stephen Colbert). Ovviamente sono groove, basso pulsante, effetti lo-fi, piani elettrici, sintetizzatori e contrappunti chitarristici a fare da padroni durante quasi tutto l’album, nella migliore tradizione “vulfpeckiana”. Non mancano collaborazioni anche con gli amici di sempre Antwan Stanley e Joey Dosik, cantanti soul eccezionali (il secondo anche sassofonista e pianista) da sempre nell’orbita della band. E, visto che un pizzico di follia è parte integrante dell’immagine dei Vulfpeck, troviamo anche tracce come Bach Vision Test, brano d’apertura, ispirato (come avrete intuito) a Bach e al suo proverbiale contrappunto, ovviamente tutto suonato con dei sintetizzatori. E che dire della versione di Poinciana (celebre standard latin jazz del pianista Ahmad Jamal), realizzata solamente con drum machine, basso e tre voci filtrate da talkbox? Solo dei pazzi potrebbero pensare di pubblicare una cosa del genere senza essere tacciati di sacrilegio. Be’, i Vulfpeck sono questo e molto altro, ma soprattutto sono ottimi musicisti che fanno grande musica, con gioia ed entusiasmo contagiosi. Godeteveli!

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2 risposte

  1. hanno un’energia che potrebbe scappare in ogni direzione….ma hanno qualità tecniche e idee per canalizzarla bene dove vogliono arrivare….non vedo l’ora di vederli dal vivo….il live al Madison Square Garden presente in versione integrale sul tubo è un vero spettacolo….dacci un occhio se ancora non ci sei passato…..buon fine

    1. Ciao Enrico. Il live al Madison Square è una delle cose più belle dello scorso anno! E loro si, sono un’esplosione di energia mica da ridere. Buon fine settimana anche a te!

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