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Daniel March

Daniel March

Daniel March. Segnatevi questo nome. Segnatevelo perché lo risentirete.

Daniel March è uno di quegli artisti che ha “quella roba là”, quel qualcosa che non si insegna. Australiano, ventinove anni, nato e cresciuto a Sidney. Impara presto, soprattutto da autodidatta, a suonare prima la tastiera, poi il basso e infine la chitarra, suo strumento principe. Babyface, Prince, Ben Harper: questi alcuni dei suoi eroi musicali adolescenziali. Verso i vent’anni comincia a lavorare a tempo pieno come musicista, suonando al fianco di nomi importanti come session-man. Il suo  personale impeto artistico è però inarrestabile, tanto che nel 2013 pubblica il suo primo LP, “Love Castle Dreams” (ora non più disponibile sul mercato), registrato ad Atlanta insieme ad eccezionali musicisti: Chantae Cann (conosciuta per aver lavorato con India.Arie, Snarky Puppy e The Foreign Exchange), Khari Cabral Simmons (Donnie, India.Arie), Landon Anderson (Anthony David, Frank McComb, Fabolous), Daz-I-Kue (Bugz in the Attic), Nick Rosen e Julie Dexter.
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Il suo secondo lavoro, l’EP “Nina”, registrato a Sidney con alcuni amici, è invece fresco di pubblicazione, essendo uscito circa una decina di giorni fa. Proprio questo EP potrebbe segnare un punto di svolta nella vita di Daniel: sarà infatti il bagaglio artistico che porterà nella sua nuova città, Londra, dove si è trasferito da qualche mese nel tentativo di far decollare definitivamente la propria carriera. Prima di approdare nella capitale inglese, però, Daniel ha avuto l’occasione di esibirsi nella città di origine dell’amico batterista Marco Volgare: Milano. 
Domenica sera, infatti, Daniel March è stato protagonista dell’ultimo di tre concerti “italiani” (i primi due a Cantù, venerdì al Civico 3 Cafè e sabato nello storico All’Unaetrentacinque Circa) al Setemesgió di viale Monza, accompagnato dal già citato Marco Volgare alla batteria e dal nostro Nicolò Mariani al basso.
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Sarà stata l’atmosfera particolarmente intima e amicale, sarà stato il talento incredibile di questo ragazzo, sta di fatto che ne è venuto fuori un concerto davvero memorabile. Passando per i vari Marvin Gaye, Prince, Bill Withers e Sly Stone, senza dimenticare i meravigliosi pezzi originali, Daniel ti costringe a tenere occhi e orecchie incollati alla sua voce e alla sua chitarra, grazie ad uno stile originale e inconfondibile in bilico tra soul e folk e ad una tecnica strumentistica davvero notevole, soprattutto sulla chitarra. La sua bravura, comunque, non gli impedisce di essere una persone estremamente umile e disponibile una volta sceso dal palco; è stato facile quindi creare con lui un rapporto di amicizia e confidenza per noi che l’abbiamo seguito anche a Cantù, amicizia che potrebbe presagire future collaborazioni artistiche tra Daniel e The Italian Soul e che ci ha permesso, dopo il concerto di domenica, di strappargli una video-intervista in esclusiva per il nostro blog (sotto un riassunto dell’intervista in italiano):

 
Tis: “partiamo con una domanda facile: cosa, come e quando hai cominciato a suonare?”
Daniel: “Ho iniziato suonando la tastiera. Il mio primo genere musicale preferito fu il new jack swing: adoravo Teddy Riley, Bobby Brown, Babyface; Il mio primo album fu “Dangerous” di Michael Jackson. Sentivo una forte connessione con questi artisti, mi hanno aiutato ad apprezzare molta musica, arrangiamenti e produzioni. A quindici anni invece cominciai a suonare la chitarra. Da questo punto di vista le mie più grandi influenze sono state Ben Harper e mio fratello, grande fan di Bob Dylan e Jimi . Da quando comprai la chitarra cominciai a scrivere canzoni. Per la verità ho sempre scritto, soprattutto poesie, ispirato anche da modelli come Tupac, che è uno dei miei preferiti, Arrested Development e Babyface. Tra i miei miti musicali ci sono anche John Mayer e Prince. Ho cominciato ad ascoltare quest’ultimo a 14 anni, ora ne ho 29 ed è ancora il mio preferito.”
 
Tis: “a che età hai iniziato a suonare?”
Daniel: “Mia mamma dice che avevo due anni quando ho iniziato! In realtà non mi ricordo, ma posso dirti che quando nacque mia sorella provavo a suonare col piano “I’ll Make Love to You” dei Boyz II Men davanti a una videocamera. Effettivamente forse fu questa la prima volta che provai a suonare qualcosa.”
 
Tis: “Hai mai studiato musica in un’accademia o in una scuola?”
Daniel: “sì, ho iniziato diversi corsi ma non ho mai concluso niente. Ho sempre preferito essere autodidatta e semplicemente suonare. Penso che i più grandi insegnamenti si apprendano ascoltando, l’ascolto è senza dubbio uno dei compiti più importanti per un musicista”.
 
Tis: “Cosa pensi della scena musicale australiana attuale? C’è un motivo per cui te ne sei andato per trasferirti a Londra?”
Daniel: “L’Australia è un bel posto secondo me. Per quanto riguarda la musica, ci sono stati sicuramente diversi gruppi o artisti importanti australiani che hanno fatto onore al mio paese, come ad esempio gli AC/DC. L’Australia però è un paese semplice, che ama lo sport, o fare i barbecue, divertirsi, andare in spiaggia… Culturalmente credo sia diverso dall’Europa e dagli USA, dove forse c’è una maggior attenzione anche per generi come il jazz o il blues. Credo che forse per questo ci siano più opportunità qui che in Australia. Comunque credo che trasferirmi qui possa arricchirmi, migliorarmi come musicista e artista: voglio viaggiare, incontrare persone; poi amo l’Europa e l’Inghilterra, dove vivo ora”.
 
Tis: “Ora che vivi a Londra che progetti hai per il futuro? Cosa ti aspetti dalla città?”
Daniel: “bella domanda! Ho appena pubblicato un EP di cinque tracce chiamato “Nina”, registrato a Sidney con degli amici. Ora il mio obiettivo è di trovare un management a Londra così da non dover fare tutto da solo come ho fatto da quando avevo vent’anni: troppo faticoso. Comunque non mi interessa diventare famoso, voglio semplicemente vivere della mia musica. A Sidney vivevo facendo musica, ma non era la mia, facevo più che altro il session-man”
 
Tis: “Che artisti ascolti in questo periodo?”
Daniel: “Mi piace molto Lianne La Havas e adoro anche ascoltare Israele Houghton & the New Breed, un gruppo gospel. C’è poi un ragazzo inglese, Jacob Collier, che collabora con Quincy Jones, davvero talentuoso, suona tantissimi strumenti e canta davvero bene. Poi c’è ovviamente la “old school”: Marvin Gaye, Joni Mitchell, anni Sessanta e Settanta in generale. Infine trovo sempre da ascoltare qualcosa di nuovo di Prince, che per me è praticamente una divinità.”
 
Tis: “Un’ultima domanda: che impressioni hai avuto dell’Italia in questi tre giorni a Milano?”
Daniel: “Non so se è stato a causa dell’ospitalità del mio amico Marco, ma mi sono sentito davvero a casa. Il pubblico è stato sempre fantastico, così come gli amici di Marco; tutti sono calorosi, aperti a ogni genere di musica. Mi sono davvero trovato bene!”
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