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Funkadelic Free Your Mind… And Your Ass Will Follow - The Italian Soul

Funkadelic – Free Your Mind And Your Ass Will Follow – Back in the Days

Back in The Day: Funkadelic e il loro “Free Your Mind… And Your Ass Will Follow” 50 anni dopo.

Uno degli artisti più eccentrici e visionari della black-music di tutti i tempi è senza ombra di dubbio George Clinton. Durante gli anni ’70 ha dato il meglio di sé grazie a gruppi come Parliament e Funkadelic. I primi hanno ispirato molti rapper e produttori hip-hop ( su tutti Dr. Dre e Snoop Dogg), che hanno spesso campionato i loro pezzi. I secondi hanno dato vita a uno sbalorditivo cocktail sonoro tra funk e rock, un sound che ha influenzato artisti e gruppi come Prince, Lenny Kravitz, D’Angelo, Fishbone, Living Colour e i primi Red Hot Chili Peppers, tra gli altri. E in questo articolo vogliamo concentrarci proprio sui Funkadelic, parlando di “Free Your Mind…And Your Ass Will Follow”, che a Luglio ha compiuto 50 anni.

Il titolo del disco è tutto un programma, si viene catapultati in un trip lisergico, anti-convenzionale e intrigante, grazie a un sapiente ibrido di funk, rock acido e soul psichedelico. La scaletta originaria del lavoro era costituita di 6 brani (col tempo arricchita di bonus-tracks) e tra questi spicca la lunga title-track, 10 minuti di chitarre dal sapore hendrixiano. Il funk allucinato trova spazio in “Friday Night, August 14th”, con effetti wha-wha di grande impatto, organo Hammond dannatamente soul ed eccezionali accelerazioni ritmiche. “Some More” si fa apprezzare per il suo mood swingante e bluesy, mentre  “Eulegy and Light” è psych-soul allo stato puro, grazie alla sorprendente trovata del nastro registrato al contrario.

In circa 30 minuti lo sciamano del funk George Clinton, con il contributo di musicisti eccezionali come Eddie Hazel alla chitarra e Bernie Worrell all’organo, riesce a esprimere in maniera virtuosa la sua creatività e originalità. “Free Your Mind…” è un lavoro capace di abbattere le barriere tra generi, di donare al soul-funk un approccio rock. Infatti la filosofia del gruppo è sempre stata “Chi dice che un gruppo funk non possa fare rock?”, concetto che si evolverà nei lavori successivi (su tutti “Maggot Brain” del 1971 e “One Nation Under a Groove” del 1978) e che sintetizzeranno in uno dei brani del loro repertorio appunto intitolato “Who Says a Funk Band Can’t Play Rock?!”.

Grazie a George Clinton si entra in un una stupefacente dimensione spazio-temporale e le grandi novità funky apportate in quei periodi da James Brown e Sly & The Family Stone  acquisiscono nuova linfa. Se amate artisti come Prince, Living Colour e Fishbone e siete curiosi di scoprire le loro radici artistiche, la discografia dei Funkadelic potrebbe fare al caso vostro, è un viaggio in prima classe e sempre ricco di ottime sorprese. Lunga vita al funk e a George Clinton! 

Francesco Favano

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