Oggi nasceva Marvin Gaye. Lo ricordiamo con “I Want You”, l’album di svolta.
85 anni fa nasceva Marvin Gaye, uno dei più grandi e leggendari artisti della musica soul mondiali. Purtroppo, ricordare la sua nascita, ci fa ricordare anche la sua morte avvenuta in circostanza tragiche, ucciso dal padre dopo una furibonda lite il giorno prima del suo compleanno, l’1 Aprile del 1984. Il disco con il quale voglio ricordarlo è “I Want You”, l’album di svolta di Marvin Gaye.
Ai tempi lavoravo ancora alle Messaggerie Musicali di Milano e frugando quotidianamente negli scaffali sempre a caccia di cibo per l’anima mi saltò all’occhio la copertina di “I Want You” , uno straordinario dipinto di Ernie Barnes, “Back to Sugar Shack”. Conoscevo di Marvin Gaye solo i suoi più grandi successi e l’album “What’s Going On”. In quel periodo spendevo un terzo dello stipendio in dischi e quello rientrò nella spesa. Appena arrivai in auto lo misi a tutto volume nello stereo. Marvin Gaye è stato un maestro nel tradurre passione e sensualità in musica e qui credo si sia proprio superato. Ciò che si creò nella mente sull’intro della prima traccia, dove aprono archi e percussioni, fu subito chiaro. L’immagine di un alba e un orizzonte sconfinato, la sensazione di un nuovo inizio pieno di gioia e di speranza che cresce e si arricchisce di suoni e voci. L’amore e il desiderio che crea un mondo di suoni di cui cibarsi. Così, traccia dopo traccia, il disco scivola via in un susseguirsi di emozioni difficili da tradurre tutte insieme al primo ascolto.
“I Want You” esce il 16 marzo del 1976 e segna un cambio di rotta stilistica musicale tipica della Motown. Pur avendo raggiunto le Top Ten di quegli anni, l’album non è dei più conosciuti di Marvin e questo cambiamento potrebbe essere stata una delle ragioni. Il disco si basa su materiale registrato per lo strepitoso “Let’s Get It On” sul quale Marvin, con l’aiuto di Leon Ware (cantante, compositore e produttore di Michael Jackson, Quincy Jones, Maxwell e Minnie Ripperton), lavora alla stesura e la registrazione.
All’inizio l’album doveva essere una raccolta di singoli erotici scritti da Ware con il nome “Musical Message” ma, dopo l’incontro con il boss della Motown Berry Gordy e un ascolto preliminare, il materiale viene lasciato in mano a Gaye che lo trasforma in una sorta di racconto biografico di quel momento particolare della sua vita, dovuta all’instabilità del matrimonio con Anna Gordy, sorella di Berry Gordy, e la frequentazione parallela di alcuni anni ormai con la giovane Janis Hunter, che poi diventerà la madre dei suoi 2 figli più piccoli. Sebbene molti dicano che “Let’s Get It On” sia stato dedicato alla Hunter, Marvin affermò che fu invece “I Want You” ad esserlo. Michael Eric Dyson, autore e scrittore musicale, elaborando quella relazione, definì il disco un tributo romantico ed erotico alla donna che amava profondamente e della quale era anche ossessionato.
L’album viene registrato e mixato nel neo-battezzato “Marvin Room Studio” di Los Angeles e nei Motown Recording Studios.
Come per il disco precedente, predominanti sono le voci in multitraccia di Marvin con ritmica e strumentale eseguite dai Funk Brothers, turnisti della Motown, e gli arrangiamenti per archi e fiati di Coleridge-Taylor Perkinson. A caratterizzare questo lavoro fu l’uso del sintetizzatore da parte di Marvin per creare un suono spaziale, oltre a quella già meravigliosa atmosfera creata da voci, archi e fiati. Una di quelle tracce in cui il sintetizzatore ha un ruolo di primo piano è infatti “After The Dance”, presente in due versioni, una strumentale in cui appunto è protagonista questo strumento, e una cantata dalla voce divina e passionale di Marvin. Grazie al suono del moog, nella prima versione, si viene catapultati in una dimensione a metà strada tra l’onirico e il sensuale, forte anche della scelta più che azzeccata del soave e delizioso tappeto d’archi.
“I Want You” è una vera e propria opera d’arte, fonte di ispirazione per l’R&B moderno, oltre che per il neo soul di D’Angelo, Erykah Badu e via dicendo. La copertina non poteva non essere da meno, con uno straordinario dipinto di Ernie Barnes “Back to Sugar Shack”. Buon ascolto!
Dario Serafino