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Luca Dell'Anna - Human see, Human Do

Luca Dell’Anna Quartet – Human See, Human Do

Uno dei talenti musicali nostrani che dovremmo portare in palmo di mano senza riserve. Human See, Human Do di Luca Dell’Anna Quartet

È arrivato finalmente il momento di dedicare un articolo a Human see, Human Do di Luca Dell’Anna Quartet, uscito per l’etichetta UR Records. Il pianista in questo album è accompagnato da Massimiliano Milesi al sax tenore, Danilo Gallo al contrabbasso e Alessandro Rossi alla batteria.

Sì perché il pianista in questione, nostra vecchia conoscenza per quanto riguarda il progetto con Dario Serafino And South Soul Bronx Funk, è davvero uno dei talenti musicali nostrani che dovremmo portare in palma di mano senza riserve; il fatto per cui sul blog non l’abbiamo ancora esaminato è perché il suo ultimo lavoro, come anche i suoi 2 precedenti come leader, porta con sé una miriade di ascolti e di colori. Entrare a contatto con la musica di questo album è facilissimo quanto poi è complicato uscirne illesi! Appena si afferra un concetto viene subito portato via dall’abilità del quartetto di astrarre le idee musicali. Sembra di assistere ad uno spettacolo di magia, dove avviene una smaterializzazione sonora costante dei temi e delle improvvisazioni, spesso in simultanea tra componenti, che avvicina al mondo della fantasia ma che appartiene senza dubbio alcuno alla realtà.

Ci sarebbe davvero di che parlare riguardo a Human see, Human Do… quello che mi sento di dire, cercando di ottimizzare al meglio la mia personalissima recensione, è di sicuro un’esortazione all’ascolto approfondito di ogni singolo brano, di ogni singolo tema, di ogni singola improvvisazione perché il rischio di perdersi è altissimo (e io mi perdo molto volentieri in questi termini), una specie di “naufragio” da Divina Commedia.

Proverò a descriverlo per immagini:

Sector n.4: Luca, Danilo e Massimiliano ci aprono le porte verso un mondo sonoro incantato mentre Ale Rossi, che in principio sembra voglia accompagnarci in questa avventura, ci porta quasi subito su un sentiero ricco di insidie sempre più vorticose che coinvolgono man mano tutto il gruppo. Nelle pause del percorso ogni componente ci illustra i suoi luoghi di conforto.

From The Other Room: dopo un principio intricato, ci inoltriamo in una radura in cui le tensioni si stemperano ma a prevalere sono le distrazioni, giocate tra colpi a duello tra piano e percussioni, che si trasformano in ritmiche leggere ma dal grande portamento: un ruscello che si dirama lievemente.

Jade (parte 1 e 2) La trama s’infittisce! Qui a parlare e a segnare il percorso con il suo faro è la Musica: dalla classica alla contemporanea, dalla musica da camera alle grandi orchestre swing, dalle colonne sonore ai localacci del jazz newyorchese. Tutte le influenze musicali si palesano davanti a noi e in poco tempo evaporano creando una nebbia densa e lasciandoci a bocca aperta.

Sankhara Prendiamo il treno, scendiamo e siamo in una grande metropoli fatta di movimenti meccanici e di insidie nascoste dietro ogni angolo, frastornati dal traffico. I nostri compagni di viaggio musicale sono presenti e ci rassicurano appena possono ma ci chiedono a un tratto di assecondarli nei loro strambi movimenti, in un decrescendo di riferimenti che rasenta il vuoto. Impariamo così ad entrare nel flusso urbano rimanendo comunque individui con un nostro pensiero.

Human see, Human Do è la title track dell’album e il nome del luogo in cui ormai Luca e compagni, inconsapevoli rapitori di anime, ci hanno imprigionato.

Inside Dennis Cleg dichiara, già dal titolo, la propensione all’indagine che il quartetto svolge all’interno del disco, e soprattutto in questo pezzo, partendo dalla musica e rimanendo nell’anima.

Struttura circolare che introduce e termina con un teorema ritmico personalissimo e che si svolge in territori delicati in bilico tra atmosfere da film noir e grandi storie d’amore.

Monkey and The Brain appare come la nostra via d’uscita dal favoloso mondo di Luca Dell’Anna ma, come accade spesso nella fase tra sonno e veglia, la porta indicata non è altro che l’ultimo dei trucchi orditi dal quartetto, per renderci partecipi del fatto che siamo ormai complici del loro gioco: uno straordinario gioco in cui la musica viene a palesarsi nella sua forma più stratificata e ammaliante.

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