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Bilal - First Born Second - The Italian Soul Blog

Bilal – 1st Born Second

Ha appena compiuto vent’anni un altro album cardine del movimento neo-soul, 1st Born Second, esordio discografico di Bilal

Bilal Sayeed Oliver, semplicemente Bilal, classe 1979, nato a Philadelphia, è uno degli outsider del neo-soul. Forse mai abbastanza celebrato come altri colleghi, ma il suo posto di rilievo nel genere se lo è guadagnato di sicuro. Insieme a D’Angelo, J-Dilla (RIP), Erykah Badu, Questlove, Raphael Saadiq, Common e Pino Palladino fa parte del team dei Soulquarians. Oggi per lo spazio “Back In The Days” faremo un salto nel 2001 con il suo esordio intitolato 1st Born Second.

L’album si avvale dei contributi di Dr.Dre, dei già citati Soulquarians, e di Mike City tra gli altri, e nonostante si mantenga su un sound pacato e rilassato, riesce a dispensare groove a tonnellate anche grazie alla voce di Bilal, dotata di un ottimo falsetto che ci rimanda a grandi come Prince e Marvin Gaye, ma con un tocco di personalità in più. Per crederci basta immergersi nell’ascolto di brani come Fast Lane (beat e base di Dr.Dre), oppure Reminsce, con le collaborazioni dei rapper Common e Mos Def e lo stiloso tappeto sonoro del mitico J-Dilla. Ottima anche All That I Am (Something For The People), caratterizzata da un intro di piano Rhodes e cori angelici a cui si aggiunge un groove trascinante al quale è difficile stare immobili. Ma le sorprese non finiscono qui e il meglio viene infatti da pezzi come Sometimes (tanto di cappello a Questlove e James Poyser) e il singolo Soul Sista, prodotto da Raphael Saadiq. Tanto reggae in Home, più vicina al funk è invece Slyde, dal ritmo morbido e sinuoso.

Nonostante la lunga durata (il lavoro sfiora gli ottanta minuti), 1st Born Second si rivela un album stimolante, che si lascia ascoltare con curiosità e piacere e che, a distanza di vent’ anni, riesce a mantenere intatta la sua freschezza. Ci troviamo di fronte a un disco di musica soul moderna di quella genuina, fatta con anima e cuore, viscerale e capace di rendersi sempre più accattivante ascolto dopo ascolto. Da non dimenticare anche l’importante ruolo di Robert Glasper, presente a più riprese e all’epoca ai suoi esordi discografici. Bilal lo conobbe alla New School For Jazz & Contemporary Music di New York e insieme faranno tanta gavetta in vari club di jazz fino ad arrivare all’incontro decisivo con The Roots, Erykah Badu, Common, Mos Def.  Il sound dell’artista di Philadelphia si evolverà e cambierà esponenzialmente album dopo album, la sua scarna discografia annovera titoli interessanti e dal brillante livello qualitativo. Sono dischi in cui si aggiungono influenze elettroniche, indie-rock, avant-jazz, lavori dal sound astratto e ricercato e che permettono a Bilal di essere considerato come uno dei grandi maestri del soul più indie,  quello che sfugge alle etichette e alle mode del momento. Tra questi merita una particolare menzione  In Another Life, uscito nel 2015, dal mood psichedelico e prodotto dal bravissimo Adrian Younge. Bilal si prende sempre lunghi periodi tra un album e un altro, è un artista meticoloso, produce tutto con cura, precisione e pazienza certosina. Ma alla fine il risultato è sempre soddisfacente grazie a lavori di grande efficacia, variegati e che, dopo un ascolto attento e paziente, riescono sempre a farsi apprezzare e ricordare. 

Francesco Favano

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