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RH Factor

RH Factor – Hard Groove

Nel 2021 un altro album che adoriamo compie la maggiore età: si tratta di Hard Groove, il primo album del collettivo di Roy Hargrove, gli RH Factor

Roy Hargrove è stato uno dei più importanti esponenti del jazz contemporaneo. Di impostazione hard-bop e con uno stile personale e riconoscibile, era ed è conosciuto per il suo fraseggio chiaro e brillante. Fu scoperto nel 1987 da Wynton Marsalis e ha collaborato con grandi esponenti del jazz classico e contemporaneo tra cui Oscar Peterson, Shirley Horn, Herbie Hancock, Michael Brecker, Christian McBride, Jimmy Cobb. Notevoli anche le sue partecipazioni a vari festival jazz italiani (Umbria Jazz, Acireale, Roccella Jonica, Pozzuoli e Napoli) e i suoi contributi a dischi di artisti neo-soul come D’Angelo ed Erykah Badu. Noi, in questo articolo, vogliamo focalizzarci proprio sul suo lato funky/neo-soul, un altro sorprendente volto che ha avuto modo di esprimere nel progetto RH Factor.

Sappiamo benissimo come sin dal passato molti musicisti di formazione jazz si siano tuffati, con risultati eccellenti, anche nel soul-funk. E non fa eccezione nemmeno Roy Hargrove, che nel 2003 ha dato vita a un  interessante album intitolato Hard Groove. In quattordici deliziose tracce il trombettista texano mette al servizio la sua formazione hard-bop per una miscela esplosiva di neo-soul, funk, R&B e hip-hop, il tutto avvalendosi di brillanti musicisti del calibro di Pino Palladino, Reggie Washington, Jacques Schwarz-Bart, Chalmers “Spanky” Alford, Keith Anderson e Steve Coleman, tra i tanti. Troviamo anche alcuni tra i più grandi esponenti del neo-soul e dell’hip-hop come D’Angelo, Erykah Badu, Q-Tip, Meshell Ndegeocello, Common e Anthony Hamilton. Hard Groove trae grande vitalità da brillanti strumentali tra cui la title-track, Pastor T, Liquid e Out Of Town, quest’ultima arricchita dalle pregevoli note dei sax alto di Keith Anderson e Steve Coleman. Non mancano i pezzi vocali, tra questi Common Free Style, appunto con la partecipazione del bravissimo rapper Common, con un flow che lascia senza fiato. D’Angelo offre il suo importante contributo nella cover di I’ll Stay, dal repertorio dei Funkadelic, ma il meglio viene dalla stupenda Poetry, dalle atmosfere raffinate e con le partecipazioni della voce sensualissima di Erykah Badu, del rap di Q-Tip e di Meshell Ndegeocello al basso. Ottime anche Forget Regret, con la voce di Stephanie McKay, mentre Anthony Hamilton e Renee Neufville (già nelle Zhanè, duo R&B anni ’90) impreziosiscono rispettivamente Kwah-Home e Juicy. Per il resto è il groove la cifra stilistica predominante, tutto all’insegna di un suono che miscela alla perfezione tradizione e contemporaneità, una fusion urbana di alto livello. E Roy Hargrove con la sua tromba e il suo flicorno ci regala note di grande suggestione e magia. Lo troviamo anche destreggiarsi tra piano e tastiere in Poetry, brano che preso singolarmente vale l’intero lavoro.

Anche se a Novembre saranno tre anni dalla sua prematura dipartita (il trombettista da tempo si sottoponeva a dialisi), vogliamo pensare che sia ancora tra noi con il suo estro, la sua simpatia e grande capacità di abbattere pregiudizi e steccati tra generi, come dimostrano appunto i suoi lavori con gli RH Factor e il disco Habana (1997), dedicato alla musica afro-cubana e inciso con il progetto Crisol. Dopo Hard Groove seguiranno l’EP Strenght (2004) e Distractions (2006), sempre incisi con gli RH Factor, per poi tornare al jazz e a collaborare con artisti come John Mayer, Angelique Kidjo e D’Angelo (Nel suo ultimo album Black Messiah).  Il suo sapersi confrontare con grandi portabandiera del jazz classico e moderno e la sua grande abilità nel maneggiare come pochi  le sonorità contemporanee del neo-soul, fanno di Roy Hargrove uno dei musicisti più autorevoli della sua generazione e ancora oggi la sua arte, oltre a mantenere vivo il suo ricordo, riesce a offrire ottime lezioni di sincretismo sonoro, forte anche dei Grammy ottenuti e delle varie recensioni positive ai suoi lavori da parte di importanti riviste jazz internazionali. 

Francesco Favano

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