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Greentea Peng - Man Made - The Italian Soul

Greentea Peng – Man Made

Giovane, proveniente da South London, vero nome Aria Wells, Greentea Peng è uno dei nuovi talenti della scena neo-soul britannica, fuori ora col nuovo album Man Made.    

Giovane, proveniente da South London, vero nome Aria Wells, Greentea Peng è uno dei nuovi talenti della scena neo-soul britannica. Aveva cominciato a muovere i primi passi nel mondo della musica nel 2018 con l’EP Sensi, a cui ne fece seguito un altro intitolato Rising. Da pochi mesi è uscito Man Made, suo vero e proprio esordio discografico, un lavoro che risente delle sonorità neo-soul anni ’90, qui ricontestualizzate e con l’aggiunta di una vena psichedelica in più.

Erykah Badu, Lauryn Hill e Neneh Cherry sono i modelli nei quali la giovane Aria sembra indentificarsi più di qualunque altro. Non siamo però di fronte a un’operazione imitativa, in quanto la ragazza mostra di avere un po’ di personalità in più senza risultare artefatta. In diciotto tracce dagli umori più variegati, Greentea ci dà una brillante prova del suo talento e della sua creatività. Anche le tematiche trattate non sono da meno. Si passa dall’amore, alla spiritualità e non manca nemmeno la coscienza socio-politica. Basta lasciarsi catturare da un pezzo funkeggiante come This Sound, con la voce di Aria tra il cantato e il rappato, oppure da Free My People, reggaeggiante e con richiami agli Arrested Development. Le sonorità afro-beat si respirano nella breve Be Careful, mentre Nah It Ain’t The Same, col suo groove incalzante, è un brano che invita alla danza e in cui le influenze di Erykah Badu vengono fuori al meglio. C’è anche spazio per il dub in Earnest, mentre in pezzi come Suffer e Kali 2, che virano più su tematiche socio-politiche, troviamo aperte critiche al razzismo e ai mali della nostra società. Ottime anche Ding Aling e la finale Jimtastic Blues, caratterizzata da un brillante arrangiamento funky retro-moderno.

Tra neo-soul, hip-hop, reggae, dub, elettronica, funk, R&B e jazz, Greentea Peng riesce a creare un lavoro multisfaccettato e omogeneo al tempo stesso, solido e coerente, con l’intento di portare l’ascoltatore in una dimensione extra-terrena ed extra-temporale, quasi come un trip lisergico. Forse parlare di lei come una delle esponenti del nuovo soul  è ancora un po’ prematuro, ma le premesse in questo disco ci sono tutte e Greentea Peng si può benissimo aggiungere alle nuove voci indie da tenere d’occhio. Augurandole un brillante futuro artistico, lasciamoci catturare dalle sonorità di Man Made, liberiamo la mente e lasciamola viaggiare verso mete lontane e sconosciute. Lasciamo che sia la musica a parlare, perché come appunto canta Greentea in This Sound: “This sound is physical, it’s very physical and literal, but metaphysical and mystical. This sound is sensual and plentiful, alchemical, it’s medicine and medical like medicine…Now open wide and let it in”. Come darle torto…

Francesco Favano

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