Quel Gran Genio, Aneddoti e Storie curiose su Lucio Battisti, un giovane gigante della musica italiana
Sono tanti i libri che sono stati scritti su Lucio Battisti, artista del quale lo scorso anno sono ricorsi l’ottantesimo anniversario di nascita e il venticinquesimo dalla dipartita. Spesso non è sempre facile tracciare un ritratto sul mitico musicista di Poggio Bustone, vista la sua idiosincrasia per le interviste, essendo sempre stato fedele al suo concetto di voler comunicare al pubblico solo tramite la sua arte. Che siano le canzoni composte con Mogol, che quelle con la moglie Velezia, che quelle con Pasquale Panella, la musica di Lucio Battisti ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica italiana, grazie alla sua visione rivoluzionaria, aprendo il pop tricolore ad altri linguaggi musicali mondiali come rock, soul, funk, R&B, blues, world-music, ritmi latini, discomusic ed elettronica. Fino a inglobare anche elementi di techno e di rap nella sua produzione sperimentale panelliana. A questo proposito abbiamo creato una playlist riportata qui in basso che raccoglie i brani con influenze a noi affini.
Anche all’estero Lucio Battisti è stato ed è ancora oggi molto apprezzato, basti pensare a estimatori illustri come David Bowie, Paul McCartney, Pete Townshend degli Who, Roisin Murphy, tra gli altri. Ma anche nella musica italiana di oggi, a tratti, è possibile riscontrare la sua grande influenza. Marta Blumi Tripodi, a noi già nota per aver intervistato Dario Serafino in occasione dell’uscita del suo album nel 2007 e ottima esperta di black-music e di hip-hop italiano, nel suo libro traccia un ritratto inedito su Lucio Battisti, attraverso aneddoti presi da varie riviste e giornali dell’epoca, grazie anche alla prefazione di Mara Maionchi (che a quei tempi contribuì alla fondazione dell’etichetta Numero Uno, insieme allo stesso Battisti e Mogol) e alle testimonianze di Sara Potente, artefice della riapertura della storica etichetta Numero Uno, che recentemente ha pubblicato dischi di autori come Iosonouncane, Colapesce & Dimartino, tra gli altri, cercando di mantenere intatta la visione artistica-musicale voluta allora dal compositore reatino alla fondazione dell’etichetta originaria. Marta Blumi, attraverso questo suo saggio, vuole rendere accessibile la musica del compositore anche ai non-fan, ma soprattutto ai giovani d’oggi, che per ovvi motivi anagrafici non hanno avuto modo di vivere quei dischi e quelle canzoni, ma che recentemente stanno riscoprendo, grazie all’approdo della sua discografia su Spotify. Il linguaggio del libro è semplice ma per nulla banale e ci porta a scoprire dettagli e sfumature inedite della vita e dell’arte di Battisti.
Marta si rivolge ai giovani tracciando un parallelismo tra la musica di quel periodo e quella di alcuni artisti di oggi, tutto però con le dovute contestualizzazioni. E si rivolge anche alle generazioni del passato, quelle che oggi definiamo ironicamente “boomer”, cercando di mettere d’accordo questi ultimi e la generazione Z, visti i vari scontri intergenerazionali sui gusti musicali, che ancora oggi continuano, anche se in maniere differenti. L’intenzione del libro è anche quella di dimostrarci come certe dinamiche musicali di allora non è che siano poi così differenti da oggi, pur presentandosi in forme diverse, ma soprattutto vuole rendere giustizia alla figura artistica di Lucio Battisti, offrendoci prova della sua trasversalità, dell’essere stato un musicista in grado di precorrere i tempi, lanciare nuove tendenze e aprire la tradizione pop italiana a forme musicali internazionali, senza per questo risultare derivativa, facendo venir fuori un linguaggio pop riconducibile solo ed esclusivamente al compositore reatino. L’unico consiglio che possiamo dare è quello di lasciarsi coinvolgere dal racconto dell’arte di Battisti tracciato da Marta Blumi, un racconto scorrevole, divertente e coinvolgente.
Francesco Favano