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Remy Shand

Remy Shand, un desaparecido del soul – Back in the Days

Un salto nel 2002 con un desaparecido del soul: Remy Shand

Come ben sappiamo, la musica è spesso piena di meteore. Artisti che irrompono nella scena con un album (a volte anche solo singoli) di grande impatto e poi si dileguano senza lasciare loro tracce. Restando in tema Remy Shand non è un’eccezione. Verso i primi anni del 2000 con il suo primo e purtroppo unico lavoro intitolato “The Way I Feel” fa il suo ingresso nel mondo della musica mettendo d’accordo critica e pubblico. Classe 1978, canadese di Winnipeg, è un brillante cantante e polistrumentista.

https://www.youtube.com/watch?v=fS2EL3zBpIU

Sì, perché per questa sua opera, salvo un unico intervento su una sola traccia, ha fatto tutto lui occupandosi in prima persona di produzione, incisioni e sovraincisioni degli strumenti. La passione per la musica soul gli venne trasmessa dal padre, grande cultore e appassionato del genere. Remy cresce così assimilando i dischi di Marvin Gaye, Stevie Wonder, Al Green, Sly & The Family Stone, Herbie Hancock e Steely Dan, tutti artisti che contribuiranno non poco al suo stile e al suo modo di comporre. In più il lavoro fu inciso per la storica etichetta Motown, all’epoca diretta da Kedar Massenburg, artefice delle carriere e del successo di artisti come D’Angelo ed Erykah Badu. Sono 11 le tracce in scaletta e meritano particolare menzione “Everlasting” con il suo groove soffice e il brillante falsetto di Remy, “The Colour Of Day”, con un impeccabile solo di organo e “Take a Message”, singolo portante del disco. Il blues-gospel la fa da padrone in “I Met Your Mercy”, ma non sono da meno nemmeno brani come “Rocksteady”, di stampo più R&B e con un breve ma incisivo solo di moog e  le accorate e struggenti “The Second One” e “Burning Bridges. Un discorso a parte merita la finale “The Mind’s Eye”, 6 minuti e 14 di grande magia musicale con una stupefacente coda strumentale che supera i 3 minuti, caratterizzata da wha-wha e piano Rhodes onirico e cupo.

 

Tutto viene curato nei minimi dettagli, il lavoro brilla per un suono che è classico e contemporaneo al tempo stesso, grazie alle doti esecutive di Remy e a una scrittura efficace che racconta di liberazione, voglia di seguire i propri sogni e la propria anima, di cambiamento. Senza per questo tralasciare le tematiche amorose e sentimentali, il tutto privo però di stucchevolezze e mielosità. Nonostante traspaiano i debiti con i suoi grandi idoli del passato,  Remy Shand sa avere un’impronta personale, si viene catturati da un lavoro ricco, articolato musicalmente e soprattutto mai banale. Peccato però che questo sia l’unico della sua carriera. Ha provato timidamente a riaffacciarsi nelle scene verso il 2014, rilasciando sul web qualche nuovo singolo, ma nulla che ha dato vita a una nuova pubblicazione completa. Quando si dice fare un solo album che vale per un’intera discografia… Al di là di tutto questo “The Way I Feel” resta uno dei lavori più belli degli ultimi 18 anni e riascoltato ancora oggi riesce sempre ad emozionare come se fosse stato inciso da poco. Se ne consiglia l’ascolto agli amanti del soul più genuino, quello contemporaneo e allo stesso tempo fedele alle sue radici.

Francesco Favano

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