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Betty Davis - Crashin' From Passion

Betty Davis – “Crashin’ From Passion”(1979)

“Crashin’ From Passion”, L’album di Betty Davis del 1979 uscito 15 dopo essere stato registrato è un riassunto di tutte le forme della black-music.

 Il 9 Febbraio di quest’anno saranno due anni che Betty Davis ci ha lasciato. L’avevamo omaggiata qui su The Italian Soul parlandovi del primo album del 1973. Con la sua dipartita, Betty Davis ha potuto avere ciò che di diritto le spettava, cioè essere considerata come una pioniera di un certo tipo di black-music. Fu lei che instradò Miles Davis (nei primi anni ‘70 suo marito) al jazz-rock. Betty, pur essendo stata riscoperta solo in tempi recenti, ha offerto un importante contributo al genere, anticipando stili e tendenze.  Può essere vista come un Prince prima ancora di Prince, Lenny Kravitz prima ancora di Lenny Kravitz, The Roots prima ancora dei Roots, oppure Macy Gray prima ancora di Macy Gray. Tutti artisti che hanno studiato molto bene il suo stile e ne hanno attinto a piene mani per via del graffiante crossover tra funk, soul e rock.

 

Nel nostro articolo di oggi vogliamo tributarle la nostra stima parlandovi di Crashin’ From Passion, lavoro che vide la luce nel 1979, ma non venne mai autorizzato, quasi come una sorta di bootleg ricco di chicche. Uscì nel 1996 in formato CD e recentemente, a fine del 2023, ha avuto un’altra ristampa. Anche i musicisti coinvolti nel disco parlano da soli, basti pensare alle presenze di Herbie Hancock, le Pointer Sisters, Alphonse Mouzon, Martha Reeves e Chuck Rainey. Si viene catapultati in un lavoro pieno di  sfaccettature, quasi come una sorta di riassunto di tutte le forme della black-music, basti pensare alla prima traccia iniziale “Quintessence Of Hip”, un sentito tributo ai suoi eroi musicali da John Coltrane, a Billie Holiday, passando per  Sly & The Family Stone e Aretha Franklin, più o meno una specie di “Musicology” di Prince ante-litteram. In “Crashin’ From Passion” c’è anche spazio per pezzi sensuali, morbidi e dannatamente soul come “Tell Me A Few Things” e “You Make Me Feel So Good”, che mostrano un altro convincente lato di Betty Davis, un’esternazione della propria femminilità che non diventa mai nè volgare e nè tantomeno enfatica, oltre che per tracce super-groovy come “Hangin’ Out In Hollywood”, con il suo ritmo boogie-swingante, e la title-track, nel classico stile funk-rock che ha caratterizzato l’artista statunitense.

 

Per chi volesse ancora conoscere meglio Betty Davis, questo disco può fornire degli spunti molto interessanti, mostrandoci un artista che, pur con una scarna discografia, ha saputo aprire le porte a molti musicisti negli anni a venire, grazie a uno stile inconfondibile e una voce aspra e gutturale, adatta ad esprimere la voglia di riscatto ed emancipazione femminile, ma che sa anche essere sensuale e dolce all’occorrenza, senza svenevolezze fini a loro stesse, come in alcune ballate presenti nel disco. Grazie mille per le grandi emozioni  che hai saputo trasmetterci, cara Betty, may your groove live forever and ever!

Francesco Favano

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