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Meshell Ndegeocello - Bitter - The Italian Soul

Meshell Ndegeocello – Bitter (1999)

In Bitter del 1999, Meshell Ndegeocello mostra un lato ancora sconosciuto di lei.

Dopo i due sorprendenti album di esordio, “Plantation Lullabies”(1993) e “Peace Beyond Passion”(1996), Meshell Ndegeocello tornava sulle scene con il suo terzo lavoro intitolato “Bitter”, del 1999. Questo disco si mostra diverso in tutto e per tutto dai suoi precedenti. Sappiamo benissimo che Meshell difficilmente si adagia sugli allori. Fedele allo spirito del nome d’arte, che dallo swahili vuol dire “libera come un uccello”, l’artista e polistrumentista berlinese di nascita, ma statunitense di origine, cambia le carte in tavola offrendoci un altro suo volto inedito e convincente. L’impegno socio-politico dei dischi precedenti e le sonorità funky vengono accantonate a favore di una musica ricca di ballads, tenebrosa, dal sound prevalentemente acustico (come se in certi versi anticipasse India.Arie) e con testi introspettivi che indagano sulle problematiche della vita sentimentale, attraverso gli alti e i bassi che questa vita comporta. Meshell si mostra particolarmente ispirata, grazie a un songwriting di grande efficacia.

 

 

Lo spoken word perde terreno a favore di un canto soffuso, intenso, quasi sussurrato. La voce, pur non essendo di grandi virtuosismi, ma di estensione piuttosto limitata, ben si presta a esprimere le gioie e i dolori di ogni brano. Come si dice, spesso la tecnica non è la cosa importante, ma conta il sentimento. Grazie all’apporto di musicisti come Doyle Bramhall II, Wendy & Lisa (storiche collaboratrici di Prince), David Torn, Abrahm Laboriel jr., Daniel Sadownick, Meshell realizza una scaletta di 12 brani che si muovono tra soul, folk, alternative pop. Tutto grazie alla produzione di Craig Street, già con Cassandra Wilson e che negli anni dopo farà anche la fortuna di Norah Jones. Tra le tracce meritevoli ci piace segnalare le atmosfere soffici di “Fool Of Me”, con belle parti di pianoforte, e una cover narcotica, dream-soul, del classico di Jimi Hendrix “May This Be Love”, impreziosita da un sontuoso tappeto orchestrale. E non si può tralasciare nemmeno la title-track, ottimo esempio di ballata folk-soul per voce, chitarra e violini, e pezzi come “Sincerity” e “Loyalty”, con arpeggi bluesy la prima, vigorosa e morbida al tempo stesso la seconda.

 

 

“Bitter” si ritaglia un ottimo spazio nella discografia di Meshell Ndegeocello. E’ una discografia eclettica la sua, ricca di musica autentica e libera da ogni schema. Dopo questo album, tornerà al funk e al groove con l’ottimo “Cookie: The Anthropological Mixtape”(2002), per poi proseguire con altre opere capaci di alzare ogni volta l’asticella della qualità e stupire l’ascoltatore. Meshell crede nella buona musica, non si lascia suggestionare dalle mode, va sempre avanti per la sua strada e in “Bitter” sfodera ai massimi livelli la sua creatività. E’ un lavoro che punta principalmente sulle ballads e su ritmiche più rallentate, mostrandosi debitore della lezione di artiste come Joni Mitchell, K.D. Lang e Joan Armatrading, tutte influenze che Meshell riesce a personalizzare e filtrare nella sua impeccabile vena soul. “Bitter”richiede un ascolto attento e rilassato e il suo mood ci invita a rallentare, in una frenetica vita quotidiana, e ad assaporare la vera musica nella sua essenza. Il suo calore e le sue atmosfere vellutate e intense lo rendono, a distanza di 24 anni, un disco ancora attuale e capace di farsi ricordare, in contrapposizione a una musica moderna spesso urlata, senza anima e né valori positivi. Grazie sempre Meshell per la grande musica che ci offri, keep rockin’ on!

Francesco Favano

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